18/12/2012

Buone tragiche notizie

di admin

San Siro Trotto chiude, almeno per l’inverno, ma ufficialmente si parla di tempo indeterminato. La riunione è tradizionale, ma di pubblico e gioco tra le nebbie e i geli se ne faceva poco (e di questi tempi poco è zero). Siamo maligni: riaprirà tra qualche mese, alla peggio in ottobre, perché all’ex Assi ci sono amici di Snai che si possono legittimare suonando la musica dell'insostituibilità tecnica: siamo o no il paese del melodramma? Anche se a far calare il sipario in effetti questa volta ci potrebbero pensare le ruspe, di cui si parla da ventr'anni e più. Un male solo perché nessuno ci crede che l'ippodromo si possa fare altrove: comunque si parla di Salice Terme (Pv), oppure di coabitare con Varese Galoppo, in passato c'era stata un'ipotesi Legnano (forse la più fatua) e parco di Monza (la più stravagante).
Non si corre più a Napoli, dove negli ultimi giorni usavano in gruppo elettrogeno per supplire al problemino corrente: tagliata perché non pagano la bolletta. Lo strano e impotente ufficio ministeriale che sembra succeduto ad Assi e Unire nel governo dell’ippica prima ha detto che si poteva anche fare senza, almeno fin che c’era il gasolio… Poi –forse più sotto la spinta dei sindacati inferociti per gli stipendi non pagati – si è detto basta. Hanno tolto la spina anche a Livorno Galoppo, dove fanno scioperi selvaggi contro chi –la società Alfea, da poco subentrata nella gestione – vorrebbe salvare meno della metà dei posti di lavoro. Scioperi che comportano il rischio di perderli tutti quei posti, raddoppiano le difficoltà di riassorbimento.
Nel descrivere tutto questo si soffre perché per le persone sono drammi, per l’ippica buone notizie. L’ippica non può continuare a correre e dispensare premi dove non ci sono i più elementari principi di spettacolo e di sport: così si fa solo nelle bische clandestine. La chiusura degli ippodromi inefficienti – forse con l’unica eccezione di Livorno, ma che dovrebbe correre solo in estete – di fatto è una buona notizia perché è la vera riforma in atto. Una riforma nella quale Francesco Ruffo non centra e conta nulla: lui al contrario sta cercando di tappare le falle del vecchio e marcio sistema spostando qualche corsa qui e qualche giornata là. Ma il naufragio ormai è irreversibile l’ultimo atto dovrà solo definire il destino del comandante: affondare con la nave o abbandonarla?

È andata così perché Ruffo è un amministratore, sincero appassionato d’ippica, ma non uomo da cambiamenti epocali. Se mai ne siano esistiti di uomini della provvidenza: le rivoluzioni, compresa questa, le fa il mercato e le fa a colpi di machete. Sarà, anzi è già, un bagno di sangue – acuito dal fatto che nessuno ha interesse (e palle) per salvare il salvabile portando la caretta almeno sulle secche.
Ma poi forse sarà meglio. Se restano gli ippodromi che fanno sport spettacolo (ironia della sorte: era lo slogan di San Siro nei primi Anni 90), allora ci sarà l’ambiente per far crescere nuovi appassionati e quindi nuovi allevatori, proprietari e giocatori, ovvero gente conscia della differenza tra una corsa e una slot (nel primo caso uomini e animali si alleano, nel secondo gli uomini divengono un po’ animali ripetendo gesti compulsivi e meccanci).