12/02/2015

L’indifferenza dell’attesa ha partorito questo giovedì

di admin

Il Mipaaf ha fatto bene a decidere il blocco delle corse in conseguenza all’impossibilità ad accettare il gioco in agenzia causa sciopero Sogei. C'erano solo gare di routine e andare comunque in scena sarebbe stato un inutile spreco. Ma la decisione è venuta troppo tardi, ovvero solo nella serata di ieri sera con il dissesto logistico che si può ben immaginare. Ma questo ritardo non è uno schiaffo all’ippica, bensì la risultante di un vuoto istituzionale. Un vuoto  creatosi perché a fronte degli smantellamenti sacrosanti (Unire, Assi) non ci sono state le ricostruzioni. Ma, per fortuna, in qualche modo si è continuato a correre.
Diversamente la cosa non si spiega: i vertici istituzionali dell’ippica per anni hanno adottato un solo ferreo principio che recitava «No gioco, no corse». E lo hanno detto anche mandando all'aria ben altre giornate. Adesso, non è che ieri ci stessero ripensando e poi alle 18.30, quando è stato diramato il blocco, siano tornati all’antico. Semplicemente non ci hanno proprio pensato, almeno fino alle 18.30. E questo perché al Mipaaf non c’è più nessuno incaricato di pensare. Del resto lo stesso blocco di oggi è stato deciso su pressione di Federippodromi, l’associazione della quale oggi due soci (Pisa e Bologna) avrebbero dovuto correre e avrebbero quindi pagato per primi.
Ora, il decreto che dà a governo e ministero incarico di istituire la lega ippica si ripropone di riempire questo vuoto, dando agli ippici il potere di decidere (ma anche l’incombenza di trovare i finanziamenti, e di questa nessuno dei candidati capitani sembra curarsi). Come andrà a finire? Andrà per le lunghe. Il ministro Martina adesso ha la gatta da pelare dell’Expo e non si scapicollerà certo per i cavalli, anzi non ci penserà proprio a questo settore dal micro fatturato e dalle incoerenze imbarazzanti. Il governo dal canto suo si dice rivolto a obiettivi ben più alti. Quindi passeranno mesi, forse più di 12, senza che nulla cambi. E cose del genere potrebbero facilmente ripetersi: se nessuno guida basta un nulla per andare fuori strada. Poi, se finirà o no, si vedrà.

Alessandro Ferrario