20/05/2015

Lettera di Francesco Morozzi (Dei Mail) sul Convegno di Vendopuledri

di admin

Gentile Direttore,
ho ricevuto a suo tempo il cortese invito a partecipare al talk-show organizzato da Vendopuledri. Impegni inderogabili non mi hanno permesso di intervenire in prima persona. Cercherò di rimediare con queste poche righe. “Quanto e come produrre oggi per le sfide di domani” è certamente un titolo ricco di spunti di riflessione.
Viviamo in un periodo storico caratterizzato da criticità che investono i dati qualitativi e quantitativi del sistema-ippica. Un sistema che trova nell’Allevamento il punto di partenza imprescindibile e, probabilmente, l’anello più debole, perché influenzato dal carattere pluriennale dell’attività, da investimenti ingenti e da costi fissi, dalle scelte di altri attori che, attraverso il loro lavoro, segneranno le sorti dei puledri.
In questo contesto, il punto di vista di un piccolo e giovane allevamento, a carattere “hobbistico”, come il mio è certamente privilegiato e avulso da preconcetti del passato.
Possiamo e dobbiamo continuare a produrre. Ricominciando a selezionare, a scegliere, a migliorare. Con un occhio attento alle mode stalloniere del momento e a quei mercati che in questi anni hanno dimostrato di saper reggere una crisi economica che ha investito, con veemenza, anche il nostro settore. Mi riferisco, con tutta evidenza, alla Francia e alla Svezia.
È probabilmente giunto il momento di ripensare a tutto il percorso agonistico del nostro prodotto. Non credo sia ancora attuale un sistema centrato principalmente su corse per cavalli di due e tre anni, quando è chiaro ed evidente che gli unici soldi a disposizione – tanti e certi! – provengono da Stati dove l’ampiezza dei tracciati, la programmazione, la valorizzazione dell’età agonistica sono ben diverse dalle nostre.
Certo, bisognerà tarare ad ogni costo anche quelle modalità che oggi non premiano una selezione e non premiano chi compete e vince sulle piste del mondo. Mi riferisco a forme di premialità certe per gli Allevatori che vincono e si piazzano nei Gruppi 1, 2 e 3 all’estero.
Mi spingo oltre, mettendo con ciò in linea con quanto detto nel Convegno: ha ancora senso corrispondere, in Italia, un Premio-Allevatori di poche decine di euro a chi si classifica quinto, o forse sarebbe più giusto premiare e quindi valorizzare, anche economicamente, i primi classificati, ridistribuendo le risorse. È ormai noto come dopo quasi un anno dall’avvio dell’attività agonistica della Produzione 2012, assistiamo a corse con pochissimi partenti – a volte annullate – anche in ippodromi cosiddetti “metropolitani”.
Tutto ciò contribuisce soltanto a togliere credibilità al nostro mondo. Non credo sia compito di un piccolo, nuovo allevamento entrare nel merito delle “politiche”, delle “riforme”, dei “dibattitti” che hanno animato per tanto, troppo tempo il nostro Settore.
Certamente, una “riformina”, o la parvenza di essa, un intervento dall’alto, caratterizzato dagli inevitabili lacci e lacciuoli politici privi di programmazione tecnica – segnerebbe l’ennesima occasione persa. Con ogni probabilità, l’ultima occasione.
Credo che quello che manchi davvero nel mondo dell’ippica odierno sia un governo dell’ippica, inteso come volontà e capacità di guidare e coordinare il settore? E’ necessario abbandonare la continua conflittualità tra le Categorie. È necessario che l’ippica capisca che il suo rilancio dipende dalla capacità degli attuali Protagonisti di saper fare un passo indietro per farne – tutti! – uno in avanti.?Concertazione, dialogo, trasparenza saranno gli ingredienti indispensabili della nuova ippica che sta faticosamente uscendo dalla crisi.?Solo così l’Allevamento italiano, connubio tra passione, competizione e professionalità potrà ritrovare quel “peso politico” doveroso visti la sua storia e il suo peso occupazionale.
Cominciamo, quindi, tutti quanti, a ritrovare quei valori etici, morali, del buon senso, quella sana autocritica che sono elementi indispensabili per realizzare quelle che io chiamo le “piccole vere riforme quotidiane”.
Guardare il futuro più lontano, ancor più in uno scenario instabile e discontinuo, è prerogativa delle sane Organizzazioni e di Dirigenti lungimiranti.
I principali protagonisti saremo Noi. Solo i nostri contributi, la nostra opinione, le nostre idee, la nostra intelligenza permetteranno di interpretare gli scenari possibili e consentire le azioni per anticiparli e non subirli.?Un esercizio per nulla retorico, ma determinante per costruire e non subire il futuro della nostra Ippica.
Appare dunque evidente la necessità di un “progetto globale” che preveda la riscoperta di una dimensione veramente produttiva, di un nuovo smalto di credibilità, di meccanismi di riqualificazione.
Infine, caro Direttore, dobbiamo essere consapevoli che la crescita diventa un obbligo morale, un impegno per tutti Noi, perché è lo strumento per risolvere il problema fondamentale che è il Lavoro.
Per attivare questo genere di crescita dobbiamo attivare tutte le leve e tutte le capacità a nostra disposizione. Grazie dell’attenzione.
Dr. Francesco Morozzi
Allevavamento Dei Mail

Caro dr Morozzi,
condivido quanto lei scrive e lo constato in linea con quanto detto nel Convegno di Milano. Non ci possiamo comunque nascondere – almeno noi che non siamo nell’agone politico – che il rischio di una riformina o semplicemente  non riforma sia elevato. Un mondo abituato a ricevere risorse a pioggia, tipo un  premio per aver allevato un quinto in una corsa di minima, faticherà oltremodo ad abbandonare questa logica. E di conseguenza chi propone di questi cambiamenti corre tanti più rischi elettorali quanta più determinazione dimostra (e per di più le elezioni sono imminenti). Va anche detto che il presidente Anact Viani, stimolato da Marco D’Angelo, ha dimostrato convinzione nella necessità della riforma del premio allevatori. Bene, aspettiamo lui (o chi per lui) alla prova dei fatti.

A.F.