29/08/2015

Sandi su Facebook, eccessivo il Daspo per Cesena. Noi di VP crediamo…

di admin

Ieri Giorgio Sandi, ex presidente e ad Sani, è intervenuto sul caso Daspo a otto guidatori e allenatori (Giorgio D’Alessandro jr e sr, Raffaele D’Alessandro, Mario Minopoli jr, Giustino Panico, Giuseppe Tizzano e Marcello Vecchione) che hanno assieme ad altri bloccato le corse a Cesena il 27 giugno, nel pieno del travagliato sciopero che allora il Trotto  stava portando avanti, con notevoli defezioni come appunto l’ippodromo di Cesena, per rivendicare sacrosanti diritti dell’ippica.  A causa del provvedimento di Daspo, per un anno i cinque non potranno più entrare in ippodromo durante le corse, salvo sembra speciali permessi per ragioni lavorative.
Sandi, il cui intervento è qui sotto riportato, in sostanza scrive che il Daspo è eccessivo perché tutti devono poter manifestare e rivendicare, specie su questi temi. D’accordo, ma faccio notare che questo era valido anche per chi voleva correre. È infatti altrettanto sacrosanto il diritto a non scioperare e magari optare per altre proteste. Altrimenti si arriva al “Pensiero unico”, un rischio grosso visto che, a mio modestissimo avviso, quel che mancava in quella protesta, e nelle altre ippiche, è appunto il pensiero. Avevano ben chiaro i manifestanti che il blocco corse colpisce gli ippodromi attivi in quel periodo, ma non il Mipaaf e meno che meno il Mef? Questo perché i ricavi sul prodotto corsa sono spesso inferiori ai costi (basta vedere i montanti di gioco). Lo stesso Sandi, va sottolineato, infatti scrive “sono scettico sull'utilità di queste iniziative”. Ma Sandi poi scrive anche che quella protesta, efficace o meno che fosse, era “una manifestazione che aveva una finalità, quella di portare all'attenzione del pubblico di una grande piazza la gravità della situazione”.
Beh, ho appena parlato con gente che era a Cesena quella sera: loro non hanno visto nessuno che si preoccupasse di divulgare al pubblico le ragioni dello sciopero, c’era solo gente, più o meno scalmanata, in mezzo alla pista. Un grande errore: non si può mandare qualcuno all’attacco a testa bassa – attacco che per di più oggi sappiamo essergli costato caro – se dietro non c’è un vero e organico sforzo di comunicazione. Altrimenti è la prepotenza di un governo che non governa, contro quella di chi invade la pista. E siccome dalla sua il governo ha la Polizia…
La comunicazione – che poi ha molto a che fare l’organizzazione – da anni latita nell’ippica e di questo non ne hanno colpa gli “invasori”, ma chi dovrebbe comunicare e non dice, dovrebbe organizzare e non organizza ma butta lì, come a Cesena. Spesso si invoca unità, ma chi conosce le dinamiche politiche (il primo sociologo che ne parlò fu Vilfredo Pareto) sa che questa non arriva dalla buona volontà dei tanti, ma dai tanti che riconoscono e seguono il crisma e le idee di qualcuno. Che qui (colpa o non colpa) non c’è.

Alessandro Ferrario

 

Penso che i provvedimenti che hanno sanzionato con il DASPO un gruppo di ottimi guidatori ed allenatori italiani, anche se fossero coerenti con la lettera della legge, siano sbagliati. La manifestazione in cui sono stati coinvolti – e sempre ammesso e non concesso siano entrati in pista, essendo forse citati perché ben conosciuti – é il frutto di un clima di enorme confusione e di grave malessere del settore, in cui a fronte di pagamenti sempre tardivi e oggettiva grave incertezza sul futuro (e sul domani, per non dire dell'oggi) a seguito di un incontro con il Ministero, si sono viste scelte differenti da parte di varie raggruppamenti di operatori, in cui alcuni hanno deciso di scioperare, altri no.
Cesena decide di correre quando gli altri sono chiusi ed un gruppo di operatori decide di portare la protesta anche in quella sede.
Non stiamo parlando di violenti (in presenza della violenza non ci sarebbero attenuanti) ma di una manifestazione che aveva una finalità, quella di portare all'attenzione del pubblico di una grande piazza – ed auspicabilmente nazionale – la gravità della situazione. Si può essere d'accordo o meno con quella formula (personalmente sono scettico sull'utilità di queste iniziative) ma difendo la possibilità di chiunque di manifestare civilmente.
Un anno di DASPO è una assurdità, è un'arma impropria.
Ora, mi auguro che il buonsenso intervenga velocemente e porti all'annullamento di questo provvedimento ma voglio manifestare la mia solidarietà personale a chi ne è stato colpito.

Giorgio Sandi sul suo profilo Facebook