19/11/2015

Ferrero e Moscati, le risposte alle nostre 5 domande a confronto

di admin

Questa mattina ci sono arrivate le risposte di Valter Ferrero alle nostre 5 domande ai candidati alla presidenza Anact. Le pubblichiamo subito, affiancandole quelle di due giorni fa del contendente, Sandro Moscati.
Sul discorso legato al costo monte tutti e due i candidati sembrano concordare, anche se non lo dicono esplicitamente, auspicando un calo dei prezzi delle stesse, in linea con il trend del mercato. La differenza più marcata sembra essere ancora sui progetti di privatizzazione, che Ferrero ritiene più realizzabili di quanto non ritenga Moscati. Significativa anche la sfumatura sull’allevamento che noi abbiamo definito “Casalingo”, da tenere in forte considerazione per Ferrero – che finisce per vederlo come una forma di sostegno ai grandi allevamenti che a questo potrebbero offrire servizi di pensionamento (e questo è un tema che francamente ci piace) – mentre Moscati si direbbe ritenere la grande qualità più legata ai marchi.
In ogni caso la parola ai due candidati e il voto agli allevatori.

Le 5 risposte di Ferrero e Moscati

1) Sareste disponibili a una riduzione del Premio Allevatori sulle corse di minima per creare una riserva che lo possa maggiormente estendere ai cavalli che vincono all’Estero?
Ferrero: No, è l’unica forma di sostentamento all’allevatore. Bisogna battersi con forza al fine di non penalizzare oltremodo gli allevatori che sono costretti dal sistema a vendere i prodotti all’estero, ci sono fra le maglie del bilancio i fondi per coprire le provvidenze maturate all’estero.
Moscati: No, il premio allevatore non si deve toccare perché è un principio sacrosanto; si possono trovare altre forme di sostegno, ma non sarebbe giusto, a mio avviso, perdere un diritto acquisito.
2) Preferite meno corse a premi più alti o, in caso di ulteriore diminuzione del montepremi, vi va bene il calo della dotazione media?
Ferrero: La risposta è chiara e condivisa da tutte le categorie, senza tagli, abbiamo richiesto una diminuzione del 15% delle riunioni a fronte di un aumento del 15% dei premi.
Moscati: Dal mio punto di vista meno corse e dotazioni più alte, sempre ricordando che abbiamo un minor numero di cavalli per un'attività di 43 ippodromi che rischiano di non “restare in piedi”.
3) Siete disponibili a ridurre il numero delle corse di selezione per i tre e quattro anni, visto il calo dei cavalli in pista?
Ferrero: Si può prendere in esame un riequilibrio a favore delle femmine che notoriamente sono penalizzate.
Moscati: Non si può e non si devono diminuire le corse di selezione; è però necessario programmarle meglio di quanto sono adesso.

4) Pensate a un allevamento con pochi prodotti, ma qualitativi, o all’incentivazione di un uso di monte a basso costo pur di rialzare il numero dei nati?
Ferrero: Pensare ad un allevamento con meno prodotti degli attuali è la fine. Per quanto riguarda la qualità non ci sentiamo secondi a nessuno, e vero che la crisi ha portato via in termini di qualità moltissimo (tantissime puledre di super qualità sono state esportate), le monte seguono le regole del mercato non bisogna dimenticare che per l’influenza sulla qualità è sicuramente più importante il sangue della fattrice e i metodi di allevamento, il costo dello stallone influisce oltremodo sul prezzo di vendita del puledro, sta nella capacità imprenditoriale dell’allevatore trovare il giusto equilibrio.
Moscati: L’allevamento ha già pochi prodotti; nuove diminuzioni metterebbero ulteriormente in crisi il sistema, sempre in relazione al numero degli ippodromi che abbiamo attualmente. Quanto al discorso relativo all’incentivazione è da considerare che lo stalloniere è un imprenditore, pertanto sarà lui a dover valutare di abbattere il costo delle monte in relazione al mercato attuale. Allo stesso tempo riteniamo sia una buona idea dover puntare su monte che valorizzino i giovani cavalli indigeni data la notevole qualità genetica di cui sono in possesso.
5) Qual è la vostra posizione verso il così detto Allevamento Casalingo – quello fatto da 2 o 3 fattrici tenute a casa – che sta percentualmente crescendo?
Ferrero: L’allevamento casalingo è ormai diventato circa 2/3 dell’allevamento italiano, pertanto può essere considerato il pilastro dello stesso, in questi anni abbiamo assistito allo sgretolamento dell’allevamento “Professionistico” (marchi storici che ci hanno lasciato), trovo riduttiva l’affermazione delle 2/3 fattrici tenute a casa, conoscendo le potenzialità e la passione degli allevatori “puri” e non mi risulta di cavalli allevati in salotti, bensì mi risulta che la passione faccia sì che allevamenti “puri” accudiscano per conto terzi fattrici e puledri.
Moscati: L’allevamento casalingo può essere considerato un allevamento che definirei passionale. Altra cosa per le grosse strutture dove è necessario confrontarsi con costi che in questo momento non consentono di fare passi in avanti;  in questo modo va scomparendo quell’ippica di grande valore che noi rappresentiamo con la razza trottatore nel mondo. Il costo delle monte è un serio problema in quanto non si può pensare di spendere cifre per un determinato tasso di monta per le proprie fattrici, senza che in seguito, la successiva vendita del prodotto non raggiunga almeno un importo tale a poter recuperare il costo della monta.

Sulle risorse
Ferrero: Sulle risorse, basta piangistei, bisogna ripartire con dati certi, modalità di pagamento certe, rispetto delle regole, la filiera memore degli errori commessi in passato, è matura per programmare con giusto equilibrio il comparto. Per privatizzare bisogna partire da qui, la burocratizzazione è letale per ogni individuo o settore. Siamo ancorati a dei riti ormai superati facciamo un passettino avanti e cinque passi indietro, disuniti a fatica cominciamo a capire che dobbiamo presentarci uniti e consapevoli perché la nostra passione è più forte della rassegnazione.
Moscati: Credo che malgrado esse siano diminuite, si potrebbe sopravvivere solo grazie ad una buona programmazione. Come già in parte accennato, è evidente che l’attuale numero dei nati non consente a 43 ippodromi di programmare corse con un numero di partenti che non sia deficitario per la raccolta del gioco. Come annotazione sull’argomento, ho il piacere di essere stato il promotore dell’abolizione delle categorie. I cavalli correranno secondo il criterio delle somme vinte e questo creerà una maggiore equità alle corse e una maggior produttività ai fini del gioco. Nello stesso tempo, dal momento che i cavalli di 4 anni a partire dal mese di ottobre entrano in categoria anziani, abbiamo tolto tre punti di percentuale dal montepremi, per darne uno in più ai 2 anni e due in più ai tre anni. Tutto questo per stimolare il mercato dei cavalli giovani e per cercare di fare in modo che le corse dei due anni non debbano avere un montepremi che sia inferiore ad una cifra di 6.600 Euro.