21/12/2015

Il Manifesto di Sandi per salvare l’Ippica che secondo noi…

di admin

Ieri Giorgio Sandi, ex presidente  e Ad Sani, ci ha inviato e ha subito diffuso su Facebook quello che ha definito Manifesto per il futuro dell’Ippica italiana, cliccando qui lo si può scaricare e leggere integralmente.
Per quanto ve ne consigliamo la lettura integrale. abbiamo ritenuto anche utile fare un riassunto critico delle sei cartelle elaborate da Sandi. Per questo motivo abbiamo posto in corsivo dati e affermazioni che ci sembrano riferibili più a noi che a Sandi.
I Livelli per la sopravvivenza
L’Ippica può funzionare se ha a disposizione 300 milioni di budget l’anno, che serviranno montepremi, sovvenzioni, organizzazione.
I nati per il Trotto devono arrivare a 2000/2500 (attualmente siamo sui 1400), per il Galoppo ci si deve attestare sui 1200/1300 (attualmente siamo sui 700 e in gran parte nascono all’estero).
Il Montepremi
Per recuperare proprietari, scrive Sandi, il montepremi deve essere certo e pagato entro 30 giorni.
A nostro avviso non basta: per rimettere al centro il proprietario – ovvero uno dei due clienti della filiera, l’altro è il giocatore – bisogna offrirgli strutture con ospitalità di qualità e a questo devono provvedere gli ippodromi. Prendiamo il caso del galoppo inglese: essere proprietari paga per il prestigio che dà, non per il montepremi. Con questo non diciamo che in Italia ci sia la possibilità di arrivare a tanto, ma magri si potrebbe puntare a un mix tra le due cose.
Gli Ippodromi
Bisogna diminuire il numero degli ippodromi e fare anche 12/15 corse per giornata (a noi sembrano troppe, il pubblico in pista – vero vivaio di proprietari – una giornata non la regge, specie con l’attuale stato di accoglienza delle strutture), diminuendo così la dispersione delle risorse, ovvero abbassando i costi.
Cosa succede agli ippodromi tagliati? Devono divenire ippodromi secondari o locali, dove si fa promozione, con corse di fatto amatoriali, che pesino solo in minima parte sul bilancio ippico, e si finanzino tramite enti locali e sponsor sul territorio. In compenso questi si potranno interamente tenere i proventi del gioco. Rimarrebbero così una dozzina di impianti principali (quelli che prendono soldi dal Mipaaf) per il Trotto e 5 di Galoppo.
L’idea degli ippodromi locali a basso costo e alta autonomia ci sembra perfetta. Crediamo invece, al contrario di quello che scrive Sandi, che sia necessario eliminare le corse ad Ostacoli, che di fatto si sono già eliminate da sé, visto che spesso hanno partenti di solo due scuderie, quando non di una sola (un vero spreco).

 

Scommesse
Le scommesse, che devono avere una più alta remunerazione per il giocatoree nuovi tipi di giochi ad alta vincita (vedi riforma e rilancio Tris), devono tornare alla gestione interna all’ippica. In subordine, ovvero rimanessero al Mef, lo Stato dovrebbe garantire un fisso di 250 milioni l’anno, come fa con il Coni (cui dà 400 milioni) a fronte dello sfruttamento del giocato. 

Noi aggiungiamo che preferiamo enormemente la gestione interna del gioco, visto l’effetto devastante che, anche a livello culturale, hanno fin qui avuto i contributi esterni fissi: vero oppio di qualsiasi settore produttivo.

Sandi elenca poi quelli che definisce “Altri punti fondamentali” ne riassumiamo solo tre

A) Tv ippica: deve avere un Commissione di controllo composta da rappresentai dell’ippica, e non essere più una, testuale “delega in bianco al vincitore di una gara di appalto di servizi”. Noi aggiungiamo che, oltre ad essere migliore, la Tv ippica deve anche costare molto meno.
B) 
Governance: deve restare il controllo del Mipaaf, ma deve essere costituita un’Associazione rappresentativa delle categorie e degli Ippodromi, che programmi e destini le risorse. Qui Sandi però non dice nulla sui pesi interni a questa Associazione glissando o rimandando un problema non da poco.
C) 
Detassazione e sgravi fiscali: secondo Sandi può essere ottenuta in considerazione della grave crisi del settore.