05/01/2016

La questione dei Gran Premi degli altri e del viaggio di FERRERO

di admin

A nostro avviso in Italia ci sono troppi Gran Premi che non sono tali. I Gr 2 – di Gr 3 non si parla più per carità di patria – a 45.100 euro di montepremi sono una presa in giro. Non hanno nessun valore tecnico perché, specie se programmati in ippodromi periferici, raccolgono solo i cavalli buoni che gravitano su quell’impianto, più un paio di netti favoriti da fuori, mentre gli altri possibili partenti che darebbero fascino alla corsa se ne stanno a casa ritenendo giustamente che il gioco non valga la candela: con un secondo si fanno poco più di un centrale a casa.
Detto questo la lista dei declassamenti che sta circolando è scandalosa. Non si può ad esempio di fatto cancellare una corsa per tre anni come l’Elwood Medium, sarebbe un affronto alla storia e alla tecnica. Lo stesso vale per Italia, Etruria, Stabile e Marche. Mentre, per restare ai tre anni, di Mediterraneo e Friuli si potrebbe benissimo fare a meno.
Ora, detto questo, bisogna anche ricordare che non si può cambiare senza cambiare. E l’indiscriminata levata di scudi sui tagli ai GP e ai sedicenti GP a nostro avviso è miope. Tutti qui vogliono tagliare solo e sempre  gli altri (sempre che gli altri non siano amici, e in un mondo piccolo dove tutti si conoscono…).
A nostro avviso bisognerebbe andare al Mipaaf con questi punti:

  1. Una lista dei Gran Premi rinunciabili, che ne comprenda almeno una dozzina complessiva distribuita su  tutte le fasce di età
  2. La richiesta di portare I Gran Premi che resteranno a una dotazione minima di 60.000 euro

Così, facendo sul serio, magari ci prenderebbero sul serio. Ci hanno detto che l’11 gennaio l’Anact di Ferrero – dopo le elezioni un po’ troppo silente – si presenterà al Mipaaf per parlare anche se non solo di questo. Se lo fa portando una proposta concreta su cui ha raccolto il consenso degli ippodromi e delle altre categorie, vuol dire che fa bene a tacere, perché è meglio lavorare che parlare a vanvera. Sa va là a parlare di settore allo stremo ma non molla su niente e non rinuncia a niente, allora quel viaggio non varrà il biglietto da Torino a Roma. Se però gli altri, ippodromi, guidatori eccetera, gli chiuderanno le porte in faccia, non mollando su niente, la colpa di quel viaggio a vuoto non sarà di Ferrero e del suo staff, ma degli altri: di quelli che a forza di non cambiare non si sono nemmeno accori di essere già morti.