20/02/2013

«Contrordine compagni»: i Fu Unitari come il Komintern

di admin

Rappresentanza Unitaria revoca (anche se nel comunicato si legge soprassedere, ma non andiamo per il sottile…) lo sciopero paventato per il 22 e ne rinvia la decisione al 28, dopo l’incontro con Catania, dove saranno chiesti soldi e riforme, ovviamente «urgentissimamente». Lo annuncia un comunicato dell’organismo nato il 28 di gennaio scorso e che ancora si legittima definendosi espressione di allevatori, proprietari, professionisti e pure ippodromi. La base su chi si costituisce la rappresentanza di questi ultimi in seno agli Unitari sarebbe il Coordinamento ippodromi che, a dispetto dell’attivismo del presidente d’Alesio, raggruppa impianti assolutamente secondari e al momento perlopiù chiusi o in pausa (difficile essere più precisi perché d’Alesio è più avvezzo al proclama che alla presentazione di credenziali). È evidente che, uscita Federippodromi, non si può parlare di una rappresentanza ippodromi. Se poi si ripercorrono le varie polemiche e scollamenti interni, risulta altrettanto evidente che di Unitario c’è rimasto solo il nome. Poco per darla a bere a chicchessia, ma siccome dietro ci sono i notabili dell’ippica che sta affondando (quella basata su clientelarismi che non tengono più), secondo loro bisognerebbe far finta di nulla.
Per quanto riguarda la farsa dello sciopero revocato (o soprasseduto, fate voi), in realtà il blocco non lo si fa perché nessuno lo voleva: si è già visto che non serve, altrimenti ci starebbe anche. Per il resto Rappresentanza chiede il dovuto (e chi non lo chiede?) e ringrazia chi è sceso in piazza; a dire il vero gli stessi che Rappresentanza per bocca di d’Alesio una settimana fa rampognava, facendo uno strano discorso sulla legittimità dell’espressione del proprio pensiero.
Insomma qualche riferimento alle necessarie riforme, la richiesta dei soldi di stato, una sbruffatina di arroganza burocratica e nessuna preoccupazione di quanto (poco) oggi e ieri si è messo sul piatto della produttività (che nell’ippica è crezione di spettacolo e pubblico). Ha ragione Guido Melzi – ma lo abbiamo sentito tempo fa anche da Mauro Biasuzzi – quando dice che quella dell’Ippica è l’ultima cultura comunista d’Europa. Il komintern si sarebbe mosso così. Che poi questi mettano il loden, cambia niente.