23/03/2013

La Storia della Domenica: Il Cavallo che pagava i debiti

di admin

Il signor William Rysdyk nel 1851 aveva un gran bisogno di soldi. Prese il suo puledro, Hambletonian, e lo portò alle aste di Chester, nello stato di New York. Si trattava di un bel due anni, perfetto nelle proporzioni, corretto nei movimenti. William Rysdyk lo aveva a sua volta comprato per 125 dollari da Joans Seeley, allevatore di Sugar Loaf, la località dove Hambletonian era nato nel 1849 da Abdallah, nipote del purosangue inglese Messenger, e Charles Kent’s Mare. Andò male a William Rysdyk quel giorno: il suo Hambletonian 10, questa la vera registrazione nello stud book, non ricevette nemmeno un’offerta. Proprietario e cavallo se ne tornarono a testa bassa al box, dove trovarono ad aspettarli due esperti di trotto, John Minchin e George Payne. I due volevano comprare il cavallo ‘all’amichevole’, cioè al di fuori dell’asta, sperando di spendere poco visto che era appena risultato invenduto. Rysdyk chiese 1000 dollari e quelli risposero che mai avrebbero sborsato tanto.

«Me lo tengo»

Rysdyk strinse i denti, si lisciò la lunga barba bianca e disse «Pazienza, me lo tengo». I suoi creditori – mica pochi e non tutti propriamente degli spotsman – avrebbero aspettato ancora, in onore della bellezza di Hambletonian. Rysdyk però non sapeva di avere per le mani quello che sarebbe diventato il più grande stallone della storia del trotto a stelle e strisce; al quale oggi è intitolata la più prestigiosa prova per tre anni d’America, l’Hambletonian appunto, che si corre al Meadowlands. Ma una cosa William Rysdyk la sapeva: da un secolo ormai i ricchi americani pagavano fiumi di dollari per accaparrarsi i cavalli più veloci, che spesso guidavano da loro in sfide personali. «Forse aspettando…», si disse. Aspettando arrivò un certo Robert Bonner che di dollari ne offrì ventimila. Ma anche lui se ne andò con un «No», tra il comprensibile sconcerto dei creditori di William Rysdyk.

Stallone

L’anno dopo Rudsky iniziò l’impiego di Hambletonian come stallone, ad un tasso di monta di 25 dollari, che ora del 1866 divennero 500. Il tutto con solo due prove pubbliche in pista, ambedue nel 1852, cioè quello stesso anno che lo vide debuttare come stallone. La prima contro un solo cavallo, un altro figlio di Abdallah, Abdallah Chief, che Hambletonian battè al Long Island’s Union Course. Nella seconda fu sfidato in una gara contro il tempo sempre da Abdallah Chief, che partì per primo, fermando il cronometro dopo un miglio a due minuti e cinquantacinque secondi, otto secondi sotto il tempo fatto registrare da Hambletonian quando lo aveva battuto. A quel punto tutti lo davano per spacciato, ma lui replicò con un minuto e quarantotto secondi. Era un campione.

I figli

Hambletonian morì nel 1876 dopo aver avuto 1331 figli, che resero al suo proprietario una discreta fortuna. Non sappiamo cosa sia successo in tutti quegli anni ai creditori di Rysdyk, ma se non li pagò non fu certo colpa dell’ippica, anzi. Rysdyk ebbe addirittura la soddisfazione di vendere a quel Robert Bonner che gli aveva offerto i venticinquemila dollari per Hambletonian quando aveva due anni, un suo figlio, Dexter, per il quale Bonner di dollari ne pagò 35.000. Ma ormai Hambletonian era divenuto una star e lo divenne ancora di più proprio grazie Dexter. A cinque anni, la prima volta che lo attaccarono al sulky, Dexter fece il miglio (1600 metri) in due minuti e trentun secondi e un quarto e, poco dopo portò a casa il record del mondo: due minuti e dicaiassette secondi e un quarto. Oggi il record del mondo è di un minuto e quarantanove secondi e tre decimi, ottenuto nel 2008 dal cinque anni Enough Talk. Ma allora, complici anche i sulky rudimentali dalle enormi ruote e soprattutto le piste molto meno scorrevoli, andare sotto i due minuti e mezzo aveva del prodigioso e solo nel 1903 Lou Dillon scese sotto i due minuti per miglio. Con Dexter siamo ormai negli Anni 60 dell’800. Ma per trovare il più popolare degli eredi di Hambletonian bisogna attendere qualche generazione, esattamente sette, quando il suo pronipote Greyhound, figlio di Guy Abbey e Elizabeth, passò alla storia per il suo record del mondo ottenuto a Lexington, dove trottò il miglio in un minuto, cinquantacinque secondi e un quarto. Il primato di Grayhound rimase imbattuto fino al 1969, un tempo immenso per le corse al trotto, dove i record si limano ogni anno. Nel 1886 il prestigioso giornale tecnico Horse Review definì Hambletonian “La grande sorgente di velocità nel trotto”. Una sorgente che, grazie ai suoi discendenti – ormai la quasi totalità dei trottatori – ancora oggi non si è esaurita e da un secolo fa divertire noi, uomini lenti. Ma per una volta riconoscenti, a Chester, la cittadina dove Hambletonian svolse la sua carriera di grande stallone, gli hanno dedicato la via principale, l’Hambletonian Avenue, al termine della quale ancora oggi si trova la sua statua in granito.