24/08/2016

ROBERTO VECCHIONE è irraggiungibile, l’intervista di “Amario”

di admin

di Mario “Amario” Alderici – E’ tornato a correre claudicante dopo l’infortunio di fine marzo il grande Roberto Vecchione ma è ritornato in sulky con la forza e la classe di sempre. Tra un successo e l’altro proviamo a contattarlo: “l’utente da lei richiesto non è raggiungibile” ci risponde l’operatrice, e lo sappiamo bene cara signorina della Vodafone che Roby Vecchione è irraggiungibile, l’abbiamo ben visto nel Città di Montecatini con Ringostarr Treb e in svariati gran premi … Alla fine riusciamo a contattarlo.

Eri molto fiducioso in Ringostarr Treb nel magico ferragosto del Sesana e infatti siete stati dominatori incontrastati.
Hanno fatto un bel lavoro Holger Ehlert in Italia e Wim Paal in Scandinavia che hanno portato Ringostarr perfetto per questo grande appuntamento, gran parte del merito va a loro, in batteria mai un problema, ha volato i 600 finali in 41.2”.

Qualche modifica in finale e la partenza super di Osiride Grif.
Abbiamo cambiato sulky, perché in batteria tendeva a venire un filo in su, con le stanghe abbiamo eliminato quel piccolo problema. Credevo di andare in testa facile in finale, guardavo Newyork e la partenza di Osiride ha sorpreso anche me, stretto alla corda non aveva senso reggere ad oltranza e l’ho lasciato andare preoccupandomi di restare secondo ma con la destra libera dato che non avevo molti dubbi sul fatto che poi Ringostarr sarebbe ripassato in ogni caso, o lasciato sfilare o passando di forza”.

L‘unica cosa negativa di quella serata è che ho visto che purtroppo zoppichi ancora.
Sì, la frattura era brutta, l’operazione dolorosa, a camminare non sto bene, in sulky invece non sento i dolori, il mio habitat naturale è stare in sulky

Come andò quella caduta con Upupa Jet? Si arrestò “affogandosi” o ha avuto un arresto di carattere? L’avversario dietro che ti ha agganciato poteva riuscire ad evitare l’agganciamento?
A star sotto si è affogata sul morso, sono cose che succedono in un attimo, la mia si arresta e quello dietro non ha potuto evitarmi e mi ha inforcato con la ruota. Cadute che nel nostro sport accadono, stavolta è successo a me”.

Ripercorriamo la tua carriera, l’inizio?
Nasco ad Aversa nel 1963 in una famiglia ippica e in casa le discussioni nel 90% riguardavano i cavalli con mio zio Antonio, poi in molti abbiamo iniziato a guidare, i miei fratelli Carmine e Andrea, i miei cugini Concetta e Marcello che peraltro sta facendo molto bene”.

Non hai però iniziato prestissimo a guidare in corsa, a 22 anni, come mai?
Ero un guaglione, mi mancavano ancora le motivazioni e la passione che ho avuto in seguito, appena maggiorenne non ho pensato alla licenza da driver ma alla patente auto, avevo altri interessi, ero un po’ uno scugnizzo napoletano”.

La tua prima corsa e la tua prima vittoria le ricordi?
Esordii con un cavallo affidatomi da mio zio Antonio, Cobalto Lf, arrivai terzo o quarto, non mi ricordo bene, son passati più di 30 anni … Il primo successo con Favola Bi e fu una bella soddisfazione perché era di un mio grande amico, quindi dopo la vittoria gran festa giovanile nella notte napoletana”.

Inizi ad allenare due o tre cavalli a Napoli e tra una marea di operatori e professionisti non riesci a metterti in luce, allora provi la trasferta al nord, motivi di questa scelta?
Arrivato a 28 anni volevo capire se ero nato per fare il guidatore o se dovevo cambiare mestiere. Feci richiesta di box a Cesena ma era tutto pieno, allora ho visto che a Trieste c’eran corse di 4 – 5 cavalli dove anche i miei tre – quattro brocchetti che avevo in scuderia si sarebbero ripagati la biada e ho provato ad andare lì”.

E in breve ti metti in luce soprattutto per le partenze; le tris son quasi tutte con i nastri e tu eccelli negli avvii con i nastri, come fai?
Credo di saper scegliere bene i tempi, mi piacciono le prove con i nastri”.

Trieste è stato il tuo trampolino di lancio.
Ho imparato tanto lì; con la bora, le curve a gomito, cavalli con poca qualità; si fa fatica a far trottare quel tipo di cavalli in quella pista, una volta che hai imparato a guidare lì in certe occasioni poi quando guidi cavalli da gran premio diventa tutto molto facile”.

Inizi a guidare nel giro che conta, i Gran Premi, e vinci per la prima volta il Campionato Guidatori di cui poi diventerai un abituèè.
Sì, il Basilio Mattii nel 99 con Ruby Di Re, a quel punto mi danno cavalli buoni anche altri allenatori, sia della zona come Paolo Romanelli (come Zorilla Jet con cui vinco nel 2000 il Città di Padova e il Continentale Filly) e poi anche allenatori di fuori con Holger Ehlert che mi affida nel Presidente della Repubblica Brio Di Costa”.

Cavallo delle mie zone, degli amici Massimo e Aldo Puccetti, come andò?
Bene, fummo secondi dietro al favorito Boss Di Jesolo; da lì è iniziata una sempre più frequente collaborazione con Holger Ehlert che secondo me è il numero uno degli allenatori”.     

Definitiva consacrazione nell’estate del 2002 quando in pochi giorni vinci tutto e il pubblico ormai capisce che sei un grande catch driver.
Era ad agosto, vinsi lo Jegher a Trieste con Volomist, scendo a Taranto il sabato  e vinco il Città di Taranto con Beauty America, il giorno dopo a Montegiorgio c’è il Marche e vinco anche quello con Concord Jet. Sono un napoletano atipico perché sono freddo ma quell’estate mi emozionai molto pure io”.

Plurivittorioso nel Campionato guidatori, vincitore di oltre 5mila corse tra cui svariati gran premi, qual è la corsa che ti è rimasta nel cuore, o il cavallo che ti è rimasto nel cuore?
Ho guidato tanti cavalli eccezionali, ma il Campione che mi resterà sempre nel cuore è Nesta Effe, ci ho vinto delle corse che non pensavo di vincere, primo tra tutti l’Orsi Mangelli contro cavalli fortissimi; era alla seconda dal rientro e non era nemmeno al top, rimasi in seconda o terza pariglia, quando ai 600 finali l’ho spostato ha volato via dei cavalli di livello mondiale, in retta abbiamo demolito il favorito di Goop, Muscles Viking Br. Mi ha dato la gioia di vincere tanti gran premi in Italia e una batteria dell’Elitloppet”.

Che corse ti mancano di vincere?
Il Derby, ma soprattutto il Lotteria a cui sono andato vicino diverse volte, soprattutto con Nesta ottimo secondo; per un uomo campano il Lotteria ha un sapore particolare”.

Vinci tantissimo, nel frustino d’oro arrivi spesso secondo, quest’anno quando eri in testa ma ti sei infortunato, dopo tanti posti d’onore lo vinci il prossimo anno?
Non credo, c’è Enrico Bellei che è una macchina da guerra, è bravissimo e ha tanto materiale su cui disporre. In ogni caso non è il mio assillo principale vincere il frustino d’oro”.

Enrico Bellei macchina da guerra, definizione di Vecchione?
Energia e coraggio”.

Il tuo difetto?
Ne ho come tutti, ma se dovessi dirtene uno in questo momento mi sfugge dirne uno in particolare; tu che mi vedi da fuori suggeriscimelo”.

Energia ha un po’ il riflesso della medaglia, sostieni con tutto te stesso i cavalli e con te quasi tutti rendono al meglio, si vedono guidatori che comandano dall’inizio alla fine e il cavallo va indietro, a te invece rendono; però ricordo tanti anni fa una tua squalifica per l’uso della frusta su Zaga Af; a volte  troppa energia?
Giusto; lì feci una cazzata ma son passati tanti anni, ero giovane, mi son corretto da quel lato, soprattutto con i puledri”.

Da qualche anno non alleni più.
Era un lavoro che mi piaceva fare quello di allenare, poi però uno deve riuscire a far bene una delle due cose, o alleni o guidi; mi son potuto permettere il lusso di concentrarmi solo sulla guida essendo prima guida di un allenatore eccezionale come Holger Ehlert, che a sua volta fa solo l’allenatore e non il guidatore. Se metti Vecchione ad allenare e Ehlert a guidare di corse ne vinceremmo sicuramente meno …

Stimi molto Ehlert.
Ha qualcosa in più degli altri, lui dalle scuderie o dal parterre o da casa davanti alla tv ha già capito tutto di come è andata una corsa; quando ne parliamo nel dopocorsa a parte qualche mia impressione da sopra il sulky e qualcuna sua da terra siamo in sintonia al 100% sul valutare la corsa e il nostro cavallo”. 

Vivi a Bologna, ti senti campano, emiliano o triestino?
Le origini son quelle, adoro la Campania, il suo mare e (pur avendo poco tempo per seguire il calcio) tifo sempre Napoli. A Bologna però mi trovo benissimo, adoro soprattutto la cucina, sono una buona forchetta, piatto preferito i tortellini alla bolognese. Trieste mi ha lasciato un bel ricordo della gioventù e lì è nata mia figlia Naomi”.

Appassionata di cavalli e di trotto?
Di trotto non molto, segue i risultati e i filmati delle mie corse ma preferisce il dressage e i concorsi ippici”.

Complimenti Roberto per come sei risorto dopo l’incidente.
Di questo devo ringraziare la mia ragazza, Francesca Consoli. Io dopo l’operazione facevo molto divano e letto, letto e divano, mi annoiavo e non mi sentivo pronto per tornare in sulky. Francesca mi è stata sempre accanto e mi ha dato la forza di reagire, mi ha scosso dall’apatia, ha insistito tanto a giugno perché riprendessi a correre, e alla fine aveva ragione perché quando sono in sulky non sento nessun dolore. Son forte anche perché ho accanto una persona che ha e dà forza”.