29/03/2013

La Storia della domenica: un americano a Parigi

di admin

Fortissimo negli Usa, costato un capitale, arrivato in Italia sembrava incapace di tornare a correre. Poi vinse due Prix d’Amérique.

Tutto iniziò con Franco Tondini, commerciante piemontese di lana, che nel 1946 si recò negli Stati Uniti per affari con in tasca un bel gruzzoletto. La guerra era finita da un anno, le frontiere erano state appena riaperte e l’idea di Tondini era di accaparrasi un carico di lana negli Usa. Invece torno con un cavallo, Mighty Ned, appunto, che vide correre in una sera d’estate. Mentre per la lana non gli rimase un dollaro. Mighty ned era un cavallo possente, specie per gli standard americani, alto 166 centimetri e di corporatura robusta, figlio di Volomite e Nedda Guy (figlia di Guy Axworthy), nato nel 1942 nella famosa Walnut Hall Farm del Kentucky; lo Stato Usa più votato all’allevamento del cavallo da corsa.

L’avventura di Tunisi
Nel 1946 non c’era però lungo viaggio che non fosse un’avventura e soprattutto era impossibile trovare una nave – allora i cavalli non viaggiavano in aereo come oggi se non i rari casi – che dall’America arrivasse in Italia senza scali più o meno previsti. Al cargo sul quale era imbarcato il nostro Mighty toccò quindi una tappa a Tunisi, dove il cavallo era stato preceduto dalla sua fama. Infatti la capitaneria di porto, sembra con la complicità di un ufficiale appassionato di corse, in pratica impedì alla nave di salpare se prima non avesse scaricato il cavallo. Che non fu proprio rubato ma, per così dire, preso in prestito per partecipare a una corsa locale. Nella quale il povero Mighty, che non si sgranchiva le gambe da qualche settimana, vinse facilmente, almeno secondo la leggenda. Dopo di che fu ricaricato nella stiva e arrivò in Italia, come se nulla fosse accaduto.

Un patto con il Conte
Arrivato in Italia, Tondini lo affidò all’allenatore bolognese Orlando Zamboni, che però non riuscì a cavarne nulla di buono: Mighty Ned, che in America aveva trottato alla media allora ragguardevolissima di 1.17.5 al chilometro (paragonabile a un attuale 1.12 e spiccioli), dopo il viaggio sembrava non essere più nemmeno da corsa tanto si muoveva scorrettamente e lentamente. Tutto sarebbe potuto finire lì, con il povero Tondini a darsi dello stupido per aver preferito un cavallo a un cargo di lana. Se non fosse che intervenne il conte Orsino Orsi-Mangelli, uno dei fondatori del trotto italiano moderno, appassionato e convinto sostenitore dei cavalli americani; che ancora oggi si distinguono per velocità e precocità a differenza dei franco-normanni, più lenti a maturare e portati alle lunghe distanze. L’accordo fu che Orsi-Mangelli non sborsava un soldo, ma si faceva carico della ‘rieducazione’ del cavallo presso il suo impianto delle Budrie, la storica e ancora attiva (www.scuderiaom.com) sede del suo allevamento nel Bolognese a San Giovanni in Persichetto. Ci guadagnarono entrambi – ma soprattutto Mangelli – che da Mighty Ned tirò fuori un campione e uno degli stalloni fondanti della sua scuderia, capace di dargli nel 1954 uno dei trottatori mito degli anni Cinquanta, Crevalcore, il grande rivale del sauro Tornese e primo italiano a segnare la media chilometrica di 1.16.


Grande corridore
Ma con le cure della scuderia Orsi-Mangelli, mei nostri anni ormai passata ad altri proprietari, Mighty Ned non fu solo grande stallone, che iniziò l’attività nel 1950 quando ancora correva al massimo livello. L’ex bisbetico trottatore americano divenne grande anche in corsa, capace di vincere all’esordito a Torino alla media di 1.20 al chilometro e di andare a segno praticamente in tutti i Gran Premi Italiani. Fin quando i suoi uomini decisero di tentare la sempre fascinosa strada di Parigi. Dove, attaccato al sulky prima di Vincenzo Antonellini e poi di Alessandro Finn, Mighty vinse per due volte il Prix d’Amérique, la grande corsa che i Francesi vollero intitolare all’America per l’aiuto ricevuto nella prima guerra mondiale. La prima vittoria arrivò nel 1948, la seconda nel ’51, quando era addirittura penalizzato da un avvio in seconda fila. Ma per lui…