07/10/2016

Il veterinario di RINGOSTARR TREB: piroplasmosi ininfluente per l’impiego stalloniero

di admin

Marco Salvadori, veterinario di Ringostarr Treb, ci ha scritto per chiarire come la positività alla piroplasmosi, che ha portato all’annullamento della trasferta in Usa per l’International Trot, sia del tutto ininfluente sull’impiego stalloniero del figlio di Classic Photo.

Oggetto:  Ringostar Treb non c'è rischio piroplasmosi nell'impiego stalloniero

Occorre fare chiarezza  in merito alle vicende di Ringostar Treb e la sua esclusione dalla prevista trasferta negli Stati Uniti in virtù del fatto che i cavalli hanno un valore economico oltre che affettivo e che la disinformazione alimenta chiacchiere inutili e dannose.
Sarò breve e coinciso e non è mio intento insegnare nulla a nessuno ma prima di tutto occorre sottolineare che al contrario di quanto riportato su un quotidiano sportivo nazionale, l’agente eziologico della piroplasmosi non è un virus ma bensì un protozoo,  per precisione due emoparassiti protozoari: la babesia equi e la babesia caballi.
Il vettore dei protozoi sopracitati è rappresentato dalla zecca (15 tipi di zecche) e laddove nel  mondo esse sono presenti, è possibile ritrovare la piroplasmosi, le zone endemiche sono le le aree tropicali, sub tropicali ed alcune aree a clima temperato.
Gli Stati Uniti    ed altri paesi che ritengono di essere indenni, non accettano l’ingresso di cavalli che ad un esame sierologico, risultano positivi.
Ma che cosa è un esame sierologico e che cosa viene evidenziato in esso? Con l’esame sierologico della piroplasmosi e delle malattie infettive (trasmissibili) in genere        si ricerca la presenza di anticorpi per la patologia in esame. Rilevare la presenza di anticorpi non significa aver sviluppato la malattia ed essendo un esame indiretto si può sostenere, in caso di positività, che l’animale ha avuto un ‘’contatto’’ con l’agente eziologico e, o per un adeguata risposta del sistema immunitario o per una carica infettante di bassa intensità non ha  sviluppato la malattia ed i suoi sintomi clinici.
E utile sottolineare che i cavalli che hanno avuto contatto con la babesia equi rimangono sieropositivi per tutta la vita mentre quelli che hanno avuto contatto con la babesia caballi rimangono sieropositivi per più anni durante la loro vita e nella quasi totalità ed in entrambi i casi, svolgono normalmente la loro attività.
Quale sarebbe il metodo utile per verificare se un cavallo è infetto? L’unico metodo attendibile è quello diretto, la PCR (Polymerase Chain Reaction)  ricerca il Dna della maggior parte degli agenti eziologici tra cui le babesie, se è presente il Dna del protozoo, il cavallo è infetto altrimenti sarà anche possibile rilevare anticorpi ma il cavallo non è infetto. 
La piroplasmosi si può trasmettere con il seme? No, la trasmissione trova sempre come vettore la zecca, sono stati descritti rari casi di trasmissione iatrogena della babesia Equi attraverso aghi infetti ma non c’è trasmissione attraverso il seme.
Due parole sull’epidemiologia: solamente il 10% dei cavalli mondiali vive in zone dichiarate indenni, allo stato attuale i paesi dichiarati indenni sono Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Irlanda e Giappone (dati OIE World Organization for animal Health). Per quanto riguarda l’Europa,  sia la babesia caballi che la equi sono diffusamente presenti in Portogallo, Italia, Francia, Spagna, Penisola Balcanica, Ungheria, Romania ed aree meridionali della Russia. In alcuni paesi europei che si ritengono indenni (Belgio, Austria, Svizzera, Repubblica Ceca e Polonia)  sono stati però descritti occasionali casi di piroplasmosi.

 

Marco Salvadori
Medico Veterinario