02/04/2013

Picolo e Privato oppure come Dinosauri

di admin

Cari ippici, scusate la franchezza. Seguendo le vicende che vi riguardano in questi ultimi tempi, non riesco davvero a capacitarmi di tanta confusione e tanta approssimazione. Per chi come me non è una persona addentro alle segrete cose, ma semplicemente una curiosa che si è occupata del settore per motivi di lavoro e se ne è un po' appassionata, bene, per una persona come me, dicevo, ciò che sta succedendo ha dell'incredibile. Possibile che  di fronte al crollo del settore, gli ippici non sappiano fare altro che lamentarsi e invocare soldi dal Ministero (soldi peraltro che per il pregresso sono certamente dovuti, vero)? Possibile non si riesca a produrre uno scatto d'orgoglio e di indipendenza, insomma a fare quattro conti e a verificare la percorribilità delle strade dell'autosufficienza? 

Mi spiego meglio: in una situazione generale in cui lo Stato italiano è sommerso dai debiti e sino a ora l'unica politica che è riuscito a seguire, per far fronte all'enorme debito pubblico e alla altrettanto esagerata spesa corrente, è stata quella di innalzare le tasse sino a raggiungere il primato mondiale, non dovrebbe venire spontaneo di dire: Ok, all'ippica e al suo sostegno pensiamo noi ippici, senza affidarci alle sovvenzioni statali che, sappiamo benissimo, vengono dai soldi delle tasse che stanno uccidendo gli italiani?! 
Due dati che aiutano a capire: il nostro debito pubblico, vera sciagura dei nostri tempi, ammonta ormai a oltre 2mila miliardi euro; viaggia sulla soglia del 120% rispetto al prodotto interno lordo; ogni italiano, neonati e ultracentenari compresi, porta sulle proprie spalle oltre 30mila euro di debito pro quota; ogni secondo il debito complessivo cresce di quasi tremila euro; abbiano il record mondiale di tassazione, con una pressione fiscale effettiva che va oltre il 55%; il nostro prodotto interno lordo ha ormai abbondantemente intrapreso la via della decrescita infelice…
Mi pare che in una situazione siffatta al mondo dei cavalli sia lecito chiedere di mettersi concretamente al lavoro per elaborare ipotesi di sostenibilità economica dell'intero settore, attestando il livello di spesa al livello di entrate e concentrando le rivendicazioni semmai su una riduzione del carico fiscale. Va da sé che questo significherebbe ridimensionare tutto e accettare decisioni sicuramente dolorose, rivoltare il modello come un calzino per far sì che non ci sia (più) sproporzione tra valore prodotto e costi mantenuti. Ma l'alternativa, scusate, qual è? Continuare a battere cassa presso il Ministero? D’accordo, i debiti del passato vanno pagati, la regola “pacta sunt servanda” vale anche per il pubblico, perché su di essa si fonda proprio il vivere sociale stesso. Ma poi, una volta incassate le spettanze, che succede se non c’è un progetto e le borse come certo verranno chiuse? Perché una cosa è chiara: il futuro non potrà reggersi sui soldi pubblici.
 
Scusate la franchezza, Giovanna Guercilena

Chi è

Giovanna Guercilena, giornalista milanese, è da tempo assidua collaboratrice del Gruppo Sole 24 Ore. Ha un suo Blog sul sito de L’Impresa, periodico del Gruppo di Confindustria. L’idea di questa ‘ragionatissima’ provocazione nasce da una chiacchierata durante un pranzo di lavoro e, proprio nel blog, L’Impresa On Line potrebbe avere un seguito. Io non mi sono sentito di fare da portavoce a Lega Ippica, alla quale ho sempre guardato con interesse ma senza aderirvi. Anche per questo credo mi piacerebbe che questo pezzo si l’inizio di un dialogo costruttivo, per facilitare il quale mi metto completamente a disposizione. Quindi sarò lieto di girare ogni mail sull'argomento: per scrivere cliccate qui.

Alessandro Ferrario