22/02/2017

FRANCESCA CROCE, da Miss Italia ad allenatrice di Campioni, intervistata da Amario

di admin
di Mario “Amario” Alderici – A segno due volte su due corse di gruppo nel giro di una settimana (Firenze con Uragano Trebì e Locatelli a Milano con Super Star Reaf) è motivata e lanciata più che mai Francesca Croce. Complimenti Francesca.
Grazie, merito non solo mio ovviamente però. Una vittoria di tutto il team, Gaspare Lo Verde, Davide Di Stefano e tutti gli uomini di scuderia, e di Biagio Lo Verde che aveva sempre detto di non aver mai avuto in scuderia una cavalla così forte come Super Star e, come sempre, ha avuto ragione”.
Sento dall’accento che sei romana de Roma …
E’ vero che son romana, ma mi dicono che mi si nota anche un po’ di accento siciliano a forza di lavorare con il gruppo storico di Biagio”.
Un gruppo che dura nel tempo, nonostante lo sfortunato Biagio vi abbia purtroppo lasciato.
A parte poche eccezioni lavoriamo insieme da decenni, nel team ci sono tanti parenti di Biagio, il fratello, il nipote Salvo D’Aulisi, il cugino Biagio Toralbo e altri”.
Qual è il vostro segreto? Non vi capita mai di litigare? Ad esempio, siete 3 driver professionisti, Gaspare, Davide e te, non vi capita mai di rimproverarvi a vicenda per una guidata non ad hoc?
Sempre. A parte l’immediato dopocorsa, nel quale preferisco parlare del minimo indispensabile a caldo, poi il giorno dopo ci pizzichiamo. Stuzzicarci a vicenda ci dà stimoli per cercare di rendere al meglio, tra noi ormai c’è un’empatia che lo scambio di vedute, magari anche un po’ acceso (ma sempre rispettoso), è all’ordine del giorno. Non litighiamo ma non ci teniamo le cose dentro, e questo dirci tutto senza peli sulla lingua rafforza il nostro legame affettivo.”
Come sei entrata nell’ippica?
Ho iniziato a montare a cavallo quando avevo 4 anni, una passione innata per il nostro animale; ho cominciato a fare i concorsi di salto ad ostacoli. Abitavo vicino al centro dove siamo ora e c’era un allenatore di trottatori (Pino Di Caterino) che aveva bisogno di allenare a sella alcuni cavalli (Saimon Jet, Summer Vg e Skipper), iniziai e in seguito con i trottatori il passo dalla sella al ghig e al sulky fu breve”.
Chi sono stati i tuoi primi maestri?
Macchi che aveva gli ultimi cavalli della gloriosa scuderia Santipasta e Carli, per i quali guidava in corsa il mio compagno di allora, Paolo Carta, io facevo l’artiere”.
Bel fisico e viso graziosissimo, in quegli anni hai anche una carriera da miss.
Ma l’ho interrotta presto. C’erano delle selezioni per Miss Italia in cui le prime 4 si qualificavano per Salsomaggiore. Io l’avevo fatto per gioco a 17 anni, invece mi piazzai (per rimanere in ambito ippico) seconda a Latina e vinsi a Santa Marinella. Andare a gareggiare per Miss Italia comportava spostarsi, 15 giorni di preparazione, non era in ogni caso il mio sogno nel cassetto, anche se in seguito mi fosse andata bene avrei dovuto stare lontana da quel mondo ippico che sentivo ormai mio. Così preferii gli ippodromi e le piste da corsa alle fasce e alle passerelle”.
Il tuo esordio in corsa?
Nel 2000, con Trevi Di Casei”.
Come andò? Emozionata?
Ho vinto. Sono una persona caratterialmente abbastanza fredda, trattengo le emozioni. Inoltre, nonostante non fossi favorita, ero fiduciosa su Trevi, un cavallo semplice da guidare, affidatomi da Mario Ferrara che mi consentì di attaccarlo a casa e di prenderci la mano lavorando con lui”.  
Poi l’incontro con Biagio Lo Verde e una vita professionale ricca di soddisfazioni; il tuo trasferimento a Palermo dove siete diventati il team più vincente, e una scuderia articolata in due grandi realtà come Roma e Palermo. Com’è l’ippica palermitana per una donna? Come sono distribuiti i compiti tra te, Davide Di Stefano e Gaspare Lo Verde?
Poca differenza in questo ambiente in pista tra uomo o donna; quando inizi a vincere non lo guarda più nessuno se sei un’amazzone; ognuno va in corsa per fare il suo, talvolta con rispetto, talvolta con qualche parola accesa che vola in pista, ma indipendentemente dal sesso del driver. Nel 2011 abbiamo aperto il centro qui all’Ardea, dove abbiamo una sessantina di cavalli e ci lavoriamo stabilmente io e Davide; Gaspare segue la ventina di cavalli all’ippodromo di Palermo (oltre a fermarsi ad allenare qui a Roma ogni 15 giorni o quando gli capita di venire a correre), dove non abbiamo un vero e proprio centro, ma oltre alla pista abbiamo cavalli in un terreno con anche qualche fattrice, in società con Giuseppe Giannusa, amico storico di Biagio”.
Negli ultimi periodi hai molto diradato i tuoi impegni in corsa, come mai? 
Per più motivi. Innanzitutto all’inizio del 2016 quando Biagio non stava più bene preferivo non allontanarmi.  Inoltre abbiamo la fortuna di avere due driver come Gaspare e Davide che guidano benissimo. Poi, premesso che mi piace anche guidare in corsa, mi sento più allenatrice, curare il lavoro mattutino, collaborare all’amministrazione della scuderia e gestirla; Davide e Gaspare devono fare tanti km per andare a correre in tutta Italia e per guidare al meglio hanno bisogno di non essere troppo stressati dai problemi mattutini di scuderia”.   
Escludendo Biagio, c’è un allenatore a cui ti ispiri?
Jean Philippe Dubois, mi piace tanto il suo metodo di lavoro. Quando vado in Normandia rimango incantata anche dal posto e dalle strutture e resto sempre una mezza mattinata nella sua scuderia”.
Come alleni i tuoi cavalli?
Di norma fanno prove due volte la settimana, ma ogni cavallo ha poi il suo sistema di allenamento con il quale rende al meglio; poi ho un gruppo di cavalli che portiamo al mare, dista 3 km dal centro e li portiamo attaccati fino là, dove poi fanno un’ora – un’ora e mezza di mare. La maggior parte di loro, oltre ad essere un toccasana per gli arti, è che l’acqua e il non vedere la pista li rilassa”.
Sei una delle pochissime amazzoni ad aver corso il Derby e come allenatrice (in testa alla classifica di Roma) stai viaggiando a oltre 100 successi l’anno e (continuando con questa media) ti appresti a raggiungere presto l’allenatrice italiana più vincente di tutti i tempi (Barbara Renzulli).
Non seguo molto le statistiche, cerco di fare bene il mio lavoro giorno per giorno senza guardare i numeri. Nel Derby  ho guidato Peligro con cui ho vinto tanti centrali, purtroppo nei gran premi è stato condizionato dai parametri, ma un gran cavallo, ci sono affezionata anche perché è di mio figlio Gianluca”.
Già appassionato di cavalli Gianluca Lo Verde? Emulerà papà Biagio?
Per ora, ha solo 8 anni, ragiona da proprietario, mi chiede se i suoi cavalli hanno vinto, se non lo hanno fatto vuole spiegazioni  del perché. In futuro mi piacerebbe che si appassioni ai cavalli, gliene comprerò uno da montare, ovviamente però lo lascerò libero di decidere cosa fare e di seguire le sue inclinazioni. Un altro motivo per il quale sto viaggiando meno per l’Italia è Gianluca, lui torna da scuola alle 16, quando io tardo per motivi di lavoro mi sento in colpa”. 
Peligro il tuo cavallo del cuore?
Ne ho diversi, anche Neve Di Bianca, una cavalla fortissima ma scema, si impennava, spaccava il freno; Biagio non era favorevole al fatto che la guidassi io in corsa perché era pericolosa, invece mi ci trovai benissimo. Poi un soggetto che è stata una sfida per i problemi fisici che aveva fin da puledro, Santiago De Leon, è un grande lottatore e proveremo a fare qualche corsa in Francia”.    
Il tuo pregio e il tuo difetto? 
Il pregio ne dico uno che aveva il grande Biagio: l’umiltà. Biagio sia umanamente sia professionalmente era una persona umile, non si montava mai la testa e aveva rispetto per tutti. Ecco credo di essere umile, non mi do arie quando le cose mi vanno bene, volo basso e faccio il mio lavoro. Il difetto è che sono una rompiballe, essendo una perfezionista urlo molto in scuderia, sono un carabiniere”. 
Terzo successo in corse di gruppo per Uragano Trebì e primo per Super Star Reaf.
Uragano da puledro, dato il carattere difficile e il fisico non appariscente non lo voleva nessuno. I proprietari della Super Fantastica lo hanno avuto praticamente in regalo. Dopo la castrazione è diventato una bicicletta eccezionale, un cavallo semplice e forte; poi il fatto di essere castrone gli ha risparmiato diverse battaglie al vertice e (Unicka a parte) non ha paura di nessuno nella sua generazione”.
Sull’ultima curva nel Firenze si è un po’ impigrito?
E’ intelligente e pigro, fa il necessario, deve essere un po’ comandato, poi con la briglia chiusa non ha visto arrivare l’avversario”.
Super Star?
Sempre stata fortissima ma caratteriale; ora è maturata e in pista grande (è una cavalla di mole) riesce ad esprimere i suoi grandi mezzi. Nel Locatelli è stato eccezionale Davide (con cui lei si trova benissimo) a ripiegare dietro a Real Mede dopo aver fatto partenza e poi a andare gradualmente su di lui; un tempo Super Star non ti consentiva di fare queste manovre, se c’era un 42 i primi 600 si scatenava e non la fermavi più”. 
Prossimi impegni?
Uragano all’Andreani di sabato ad Aversa, questa volta aperto dato che con la briglia chiusa non ci sono state variazioni, tanta fiducia perché credo che riusciremo a saltare al via Una Bella Gar, dato che con la corda ad Aversa non si parte benissimo. Super Star non farà il Ponte Vecchio a Firenze, perché ha preso il 13 e perché non credo che le piegate del Visarno siano il massimo per lei; in ogni caso sarà destinata alle corse di gruppo in pista grande, con fiducia perché ora che è diventata più duttile può agire in diversi schemi”.  
Le altre punte di scuderia?
Tra le T ci sono Tina Turner e Teodora Caf, ottime partitrici e buone cavalle da centrali; tra le U oltre ad Uragano c’è Un Besito che sta maturando e avrebbe mezzi da prima categoria; con le V ci siamo andati piano in prospettiva futura; abbiamo il fratello di Super Star Reaf che si è piazzato 3 volte su 3, Viator Caf, un cavallo grandissimo dai buoni mezzi; poi un puledro (nel quale crediamo tanto) che deve ancora debuttare, Varadero, un figlio di Ganymede che si è qualificato in 1.19 sul doppio km”.    
Tuoi progetti futuri?
Continuare questa mia vita fatta di passione, stare con mio figlio il più possibile, portare avanti bene il mio lavoro”.
Un sogno?
Continuare a creare puledri competitivi nei gran premi e emulare Biagio e Tinak Mo vincendo il Derby”.
Chi ringrazi per i risultati che siete arrivati a fare tu e il tuo team?
Biagio. Ci ha tenuto uniti e ci ha insegnato e lasciato davvero tantissimoPoi i proprietari, che dopo la sua scomparsa, ci sono stati vicino e ci hanno dato fiducia”.