13/04/2013

Muscletone, il Calimero volante

di admin

Il piccolo americano che a Milano trovò un’intesa perfetta con un guidatore russo, Alessandro Finn, il Mago, che lo portò a vincere due Amérique.

Negli Anni Trenta il trotto italiano voleva dire Muscletone. Peccato che Muscletone non era bello. Era talmente piccolo e mingherlino che quando i francesi lo videro scendere in pista nel 1935 per il suo primo Amérique lo derisero, affibbiandogli anche un nomignolo che suonava più o meno come ‘muscolino’. Quindici minuti dopo rimasero a bocca aperta: l’insignificante Calimero s era mangiato la dirittura di Vincennes con un recupero da brividi e, per dessert, si pappò la più importante corsa di trotto del mondo. Fu allora tutti capirono che era un fenomeno, poco contava se alto quasi quanto un pony. Anzi, anzi quel fisico dimesso lo rese in un certo senso fin più misterioso ed affascinante.

Un dispetto e una rivoluzione
Muscletone nacque negli Usa e fu venduto per rabbia e dispetto. Il suo proprietario americano se ne disfò, amareggiato dal fatto che l’allenatore l’avesse sacrificato come battistrada al re di scuderia, Lord Jim, che soprattutto grazie allo sforzo di Muscletone aveva vinto l’Hambletonian 1934, la classicissima nordamericana per tre anni. Muscletone arrivò in Italia grazie ad Alessandro Finn, un guidatore russo, rocambolescamente scampato dalla rivoluzione d’Ottobre, per giunta con una decina di cavalli orlov che si portò dietro dall’Ucraina all’Italia. Arrivato in Italia ricominciò a correre. prima a Firenze per poi stabilirsi definitivamente a Milano. Finn divenne il maestro del trotto italiano, per i suoi metodi di allenamento – fu il primo a lavorare cronometro alla mano registrando frazioni di 400 metri – e per la capacità di importare ottimi cavalli dagli Usa, che gli venivano scelti e selezionati da altri esuli stabilitisi oltreoceano coi quali Finn era in contatto.

In un gelido inverno
Tra i cavalli segnalati da questa confraternita di ippici russi, ci fu appunto Muscletone. Arivò in Italia via nave e debuttò nel nostro paese vincendo il premio d’Inverno a San Siro l’antivigilia del Natale ’34. La corsa successiva, circa un mese dopo, fu nientemeno che l’Amérique e da lì Muscletone intraprese una strepitosa carriera. Aveva un modo incredibile di correre, partiva piano, pianissimo, inoltre spesso era relegato dietro a tutti; come toccava ai grandi campioni ai quali in certe corse erano assegnati metri di penalizzazione (con lui si arrivò a 140) in modo da lasciare chance agli altri e ottenere così campi di partenti più numerosi e quindi prove più avvincenti. Ma non c’era distacco che reggesse lo sprint impressionante di Muscletone. Appena entrato in dirittura cambiava marcia in un istante e poi manteneva quella velocità di punta per tutta la dirittura.

«Restate in tribuna»
Il suo più grande anno fu il ’37. Era già una star e lo si sarebbe potuto ritirare, invece il nuovo proprietario, il signor Maiani, succeduto ad Arturo Riva, per il quale Finn aveva importato il cavallo, volle sportivamente continuare a correre, per giunta iniziando l’anno con quella che sarebbe stata la seconda vittoria nell’Amérique. La vigilia della corsa tutti erano tesi e preoccupati, tranne Finn, sul quale gravava la responsabilità maggiore. Ma chi ha avuto una vita come la sua, non può perdere la testa nemmeno quando si hanno addosso decine di migliaia di occhi. E soprattutto Finn non perse il suo sprezzante senso dell’umorismo – che in certi, tanti, momenti è l dote più importante di un uomo – rassicurando tutti con un bonario e maccheronico: «Non preoccupare. Voi stare in tribuna e io e Muscletone fare tutto da noi giù in pista!».

Il giro d’Europa
In quel 1937, ultimo anno di carriera di Muscletone – che fu poi deludente come stallone – quei due fecero davvero tutto da loro: vinsero l’Amérique, ma poi sempre Parigi proseguirono con il Prix de Belgique, il Prix de Copenaghen, il Prix d’Italy. Insomma sbancarono la Francia inanellando una serie che gli permise di fare il giro d’Europa… restando a Parigi, ma allenandosi a Milano. Un giro che li portò in cima al mondo, Finn per giunta chiuderà la carriera con 6 Amérique all’attivo – e nella storia del grande trotto.