12/01/2018

Marco Scarton, un SOGNO chiamato Amérique

di admin

di Filippo Lago – Nonostante le disavventure del nostro sport (perché per noi l’ippica è uno sport meraviglioso, la definizione “settore” la lasciamo a metalmeccanici e affini), c’è ancora chi non ha mai pensato di mollare grazie a una irriducibile passione. Uno di questi è Marco Scarton, proprietario milanese che, grazie al suo Ringostarr Treb, si appresta a vivere un’emozione da pelle d’oca: correre il Grand Prix D’Amérique in programma domenica 28 gennaio a Vincennes. 

 

Scarton, com’è nata la passione per i cavalli?
«Non provengo da una famiglia con tradizioni ippiche. Da ragazzo giocavo a calcio in una società affiliata all’Inter e un giorno assieme ad altri compagni andai all’ippodromo: fu una folgorazione. Avevo quindici anni e iniziai a seguire con passione corse, allevamento, genealogie…»

Il primo acquisto?
«Una femmina, Delirium AC. L’acquistai alle aste, avevo 26 anni. Era una figlia di Waikiki Beach, ebbe una discreta carriera agonistica».

Ma le piace anche correre…
«Ho la licenza da gentleman. Il mio lavoro di dirigente di una multinazionale non mi concede molto tempo, ma quando posso salgo in sulky, mi piace».

Com’è composta la sua scuderia?
«Ne ho due di proprietà, Evam Racing Trotter e Scarton Stable per un totale di una quindicina circa di effettivi, compresi i puledri di due anni e anche due puledri 2017, tra i quali un figlio del mio Ringostarr Treb. A questi si aggiungono due fattrici che si trovano all’Allevamento Le Fontanette».

Perché ha scelto di smistare i suoi effettivi presso vari allenatori?
«Per questioni affettive e logistiche. Gli allenatori sono quattro. Ho scelto Matteo Restelli, un amico ancor prima che un professionista, che con la sua compagna svolge un lavoro egregio; in futuro potrei affidargli anche qualche puledro. Poi ho Mauro Baroncini, che ho scelto per la sua serietà e professionalità nonché per la storia ippica che ha alle spalle. Inoltre non potevo non appoggiarmi al team Gocciadoro, una squadra meravigliosa e vincentissima. Infine ho scelto un tocco internazionale, con Jerry Riordan».

Ringostarr Treb… un gioiellino “fatto in casa”
«Praticamente sì. Il mio socio ed io eravamo proprietari della madre di Ringostarr Treb, Farsalo Egral, una Supergill. A seguito di un mancato accordo con l’allevatore della cavalla, decidemmo di metterla a fattrice all’Allevamento Trebisonda con l’accordo che per i primi due anni avremmo scelto noi lo stallone, e il primo fu Classic Photo ovvero il padre di Ringo, e anche la futura discesa in pista per i nostri colori dei puledri. Per questo quando fu il momento abbiamo mandato Ringostarr Treb per la doma a Padova da Franco Cardin, come faccio con tutti i miei puledri, dove rimase fino alla primavera dei due anni. Poi lo trasferimmo da Barelli, ma ben presto lo mandai da Ehlert che, con grande pazienza e professionalità, riuscì a “metterlo dritto” e, pian piano, il cavallo dimostrò mezzi importanti».

 

Ecco lo spot promozionale di Ringostarr Treb


 

 

Ora si trova in Svezia da Riordan
«Concluso il rapporto con Ehlert, che ringrazio per il lavoro svolto, il cavallo è stato trasferito in Svezia e ora si trova da Jerry Riordan: un professionista al quale intendo appoggiarmi sempre più, se l’ippica italiana dovesse peggiorare».

Come sta il cavallo?
«Benissimo. Jerry mi conferma che lavora regolarmente, è allegro, carico. Pronto per l’Amérique, al quale contiamo di arrivare al 110%».

Chi lo guiderà?
«Gabriele Gelormini».

Ringostarr Treb è anche un cavallo “social”…
«Ringrazio Francesco Ramin Filomena, un ragazzo d’oro che cura la pagina facebook e tutto l’aspetto mediatico del cavallo».

Ringostarr Treb è anche stallone, come prosegue l’attività stalloniera?
«La decisione di metterlo in razza è stata presa quasi per gioco. I suoi primi prodotti (Brabus Rocket e Beatles Boy Treb) sono nati lo scorso anno e nel 2018 nasceranno 10 suoi figli in Italia e 3 in Germania. Piccola curiosità: il suo primo figlio è nato lo stesso giorno del padre».

Quali sono i Paesi stranieri che lo hanno richiesto?
«Germania, Belgio e Olanda, una decina di dosi per Paese. Vedendo l’interesse che sta suscitando anche in Italia, puntiamo ad oltrepassare le 50 nascite. Possiamo dire che quest’anno sarà la prima vera annata di monta».

Come funziona l’attività stalloniera?
«Il seme è disponibile congelato al tasso di monta di 2.500 più Iva a prodotto nato. Mi preme sottolineare che dopo l’Amérique, il cavallo raccoglierà altro seme e sarà disponibile per qualche settimana anche il seme fresco
».

Qual è stata finora la sua più grande soddisfazione?
«Vincere un Gruppo 1 internazionale battendo un cavallo come Propulsion. Mi riferisco alla vittoria dello SUNDSVALL OPEN TROT, disputatosi all’ippodromo di Bergsakeer. Sentire suonare l’inno italiano per noi davanti a 20.000 spettatori è stata un’emozione indescrivibile».

Il suo cavallo del cuore?
«Sono legato a tutti. Se ne devo scegliere uno dico Ringostarr Treb».

In questo periodo di crisi, cosa la spinge ad investire ancora?
«Solo la passione. Credo che se non si attua una riforma delle scommesse ed una riqualificazione degli ippodromi, difficilmente l’ippica italiana potrà uscire da questo momento buio che dura da anni».

E allora, con la speranza di un ippica migliore…forza Ringostarr!