25/01/2018

Amario intervista ALEX GOCCIADORO che svela i segreti di un’annata fantastica

di admin

di Mario “Amario” Alderici – E’ stata un’annata incredibile il 2017 di Alessandro Gocciadoro: vince in Svezia a Stoccolma nel week end dell’Elitloppet con un pubblico di oltre 40.000 spettatori, in Olanda a Wolvega nella finale della Breeders Course, il 90° Derby, le Oaks, il Città di Napoli, il Campionato Femminile 3 anni e 4 anni, il Società Terme di Montecatini, il San Paolo, il Città di Treviso, l’Europa Filly, il Carena, il Mangelli, il Mangelli Filly, il Palio Dei Comuni, il Duomo, le Royal Mares, il Campionato Master 

Alessandro, partiamo dalle origini, origini ippiche.
Sì, mio bisnonno Arnaldo e mio nonno Vittorio avevano i cavalli e mio padre Enrico ha sempre lavorato in scuderia, soprattutto da Pino Rossi ma anche con Casoli e Brighenti”.

Quanti anni hai?
Ho compiuto da poco 43 anni, sono nato a San Secondo l’11 gennaio 75”. 

Quando hai iniziato a correre?
Appena possibile. Finita la terza media sono andato a lavorare con Pino Rossi, a 18 anni ero allievo e l’anno dopo professionista”.

Prima vittoria?
Nel 1993 a San Siro con Macor Jet, è stato bellissimo perché ero secondo dietro Massimiliano Castaldo che aveva Landau Ks ed ero già contento del posto d’onore, sul palo quando era ormai vincitore sbagliò quello di Max e vinsi io … Si vede che ero destinato a vincere …”.

Hai sempre avuto la giubba gialla con la scritta Lampogas.
Spero di continuarla a usare sempre, è un ricordo di Guido Guareschi che è stato il primo proprietario a darmi fiducia, un secondo padre. Un uomo esemplare che mi ha affidato i suoi cavalli quando ero piccolo in tutti i sensi”.

A inizio carriera non eri un fenomeno, poi sei esploso come allenatore e sei molto migliorato anche nella guida.
Era difficile che potessi peggiorare …

Ahha, a parte gli scherzi dimmi il segreto!

Il metodo di allenamento. La principale svolta è stata nel 2012 quando mi sono trasferito in Scandinavia e sono cresciuto molto, anche dal punto di vista umano, oltre che professionale. Attualmente i cavalli li lavoro piano, con trottoni sul fondo, cercando di tirargli fuori la forza senza spremerli, senza tirargli fuori il cuore e di farli trottare con poco o niente addosso “.

Come mai ti eri trasferito in Svezia e poi in Danimarca?
Avevo bisogno di stimoli. Mi è sempre piaciuto girare in Europa, volevo fare nuove esperienze, vedere cose nuove, imparare tecniche nuove, altri finimenti, altri sulky, altre tipologie di corse, e l’esperienza con Ake Svanstedt, che è uno dei più grossi allenatori del mondo, è stata molto importante, credo di avere appreso molto: ho guardato, lavorato, copiato e ho imparato un tipo di allenamento moderno, una chiave di lettura diversa da tutto quello che è l’Italia.”

Cos’hanno in più gli allenatori scandinavi rispetto agli italiani?
Amano di più il cavallo, hanno più pazienza, sono più completi, il cavallo lo preparano e corrono solo quando è pronto veramente, ci mettono più tempo con centri di allenamento molto all’avanguardia rispetto ai nostri”.

E cosa abbiamo in più in Italia rispetto agli scandinavi?
Le nostre corse sono più belle, là sono corse più schematiche, si va via a tutta tipo quelle americane e il favorito vince quasi sempre”.   

Nel 2013 rientri in Italia e parti da pochissimi cavalli.
Sì, avevo nostalgia dell’Italia. Mio padre aveva smesso, sono ripartito con sei cavalli. Ho dovuto ricostruire un po’ il tutto, momento un po’ duro, che però mi ha fatto capire tante cose … Ero un po’ trascurato dall’ippica italiana ma dai momenti peggiori si può imparare tanto nella vita. Sono tornato più forte di prima, soprattutto come uomo oltre che come professionista. Sono riuscito insieme a mio padre a mettere in atto le tante cose che avevo imparato in Scandinavia”.

Riesci a sollevarti dal baratro …
Soprattutto grazie alla mia cavalla del cuore Linda Di Casei. Sono andato a correre con lei il Padovanelle contro Mack Grace Sm e altri cavalli importanti, ho vinto e mi ha dato la forza di continuare. Poi Linda mi ha permesso di vincere all’estero, una cavalla fantastica che ha corso per tanti anni”.

Linda Di Casei quindi la cavalla del cuore?
Anche Bordeaux As, di Guido Guareschi. Con lui a 25 anni ho partecipato al mio primo gran premio (il Criterium Vinovo) vincendolo. Non so nemmeno come ho fatto a vincere, ero chiuso dietro a due cavalli in lotta, si è aperto il buco e mi sono infilato tra i due prevalendo”.

Varco che ti si aprì anche a Wolvega con Vitruvio, invece nel Vittoria con Stella Di Azzurra sei rimasto chiuso senza che si aprisse il varco, accetti una critica? A mio avviso non hai guidato bene, con una favorita secondo te hai fatto bene ad andare per buchi anziché spostare subito?

Sai chi è il maggior critico di Alessandro Gocciadoro? Lo stesso Alessandro Gocciadoro! I varchi son anche questione di fortuna. Con Stella forse non si vede dal video ma aveva sbagliato dopo la girata, non ce l’avevo precisa come quando aveva vinto il Palio Dei Proprietari, lei ha dei problemi ad una gamba, aveva poco piede e in una corsa sui tre giri non sentendola speciale come alle uscite precedenti ho scelto di non andare al largo”.  

La corsa che ricordi con più piacere?
Del passato il Continentale vinto con Orsia con le tribune piene, una corsa che venne male, avevamo fatto partenza rimanendo scoperti, poi in scia a Osasco Di Ruggi e sulla curva finale ancora la forza di scattare e venire a prevalere; del 2017 il Derby di Valchiria Op, il Mangelli di Vitruvio, la vittoria di Umaticaya nel weekend dell’Elitlopp di fronte a 30 – 40 mila persone su una pista eccezionale con colleghi di tutto il mondo”.

Corsa che non hai vinto che ricordi maggiormente?
Il terzo nel Prix De France con Linda Di Casei, a 10 anni, a carriera finita, una cavalla che tutti avevano dato per spacciata, era a più di 100 contro uno, io ancora ci credevo, andammo a correre contro Timoko and company, e fummo terzi arrivando a una lunghezza da Timoko, pagò 60 piazzata, una grandissima soddisfazione per me e per la cavalla”.

C’è una cavalla che quest’anno ha vinto tanto che è un po’ simile a Linda, sta sempre un po’ storta con la testa come faceva lei …
Trendy Ok, impressionante nelle Royal Mares, la corsa più bella della sua carriera, scoperta dopo aver fatto partenza; correrà probabilmente nel Johansson in seconda fila il giorno dell’Amerique”.

L’apice del 2017 è stata la vittoria nel Derby con Valchiria Op, il tuo primo Derby da allenatore.
Una giornata particolare perché vincere Derby e Oaks (con Vanesia Ek) lo stesso giorno era un mio sogno. Il primo Derby una grande emozione; una sensazione strana perché da una parte c’era la gioia per dei proprietari stupendi come quelli di Valchiria che con un solo cavallo hanno vinto il Nastro Azzurro (ma lo meritano per la passione), dall’altra il dispiacere per quelli di Vitruvio (50% di mio papà) che ha sbagliato ai 300 finali. Una cavalla in forma e un guidatore in forma e ispirato come Roberto Andregetti che ha fatto un capolavoro con una cavalla non semplice da guidare, ha azzeccato tutte le manovre e tutti i buchi. Valchiria ha finito il riposo, sta facendo un po’ di giostra e a breve riprenderà il lavoro”.

E non è stata l’unica tua giornata indimenticabile.
Vitruvio aveva avuto sfortuna nel Derby, si è rifatto nel Mangelli dopo un bel duello con l’altra allieva di scuderia Vanesia Ek, uno degli arrivi più belli che ricordi in un gran premio, e quel giorno abbiamo vinto anche il Filly con Vallecchia Dr che quando è arrivata aveva qualche problema muscolare e caratteriale, ora vive sempre in paddock e le piace, è rilassata, ha un’alimentazione con poche proteine e ora è centrata. Sia Vitruvio sia Vallechia sono pronti al rientro, il maschio è più forte di prima (aveva avuto un piccolo problema all’anteriore destro nel Derby), è un toro fisicamente, perfetto di andatura e correrà in prima fila il giorno dell’Amerique. Sono arrivate a fine stagione un po’ più stanche le femmine, Vanesia rientrerà a primavera”. 

Una V che non è riuscito a vincere un gran premio ma che ritieni all’altezza dei sopracitati?
Varietà Luis e Virginia Grif. Il maschio ora è in Francia da Souloy, un gran cavallo, è stata un po’ la nota dolente del 2017, ma dimostrerà il suo valore, non ha fatto vedere quello che sa fare, un po’ per sfortuna, un po’ perché è mancata una guida stabile dall’inizio per lui; mi hanno detto che correrà a Parigi. La femmina invece è da me e sono convinto che il 2018 sarà il suo anno, resta su 4 vittorie e correrà anche lei a Parigi a inizio febbraio con fiducia. Un’altra che viene da 4 primi e correrà in Francia è Violet Effe che abbiamo rispettato molto e che sta crescendo”.  

Riuscirai a ripetere con le Z l’annata straordinaria che hai fatto con le V? Hai vinto il Gran Criterium Filly con Ziva Ek ma hai tanta qualità in scuderia.
Dovrebbero migliorare con la primavera perché hanno iniziato da poco l’allenamento nuovo nella pista dritta; i miei puledri a 2 anni lavorano in pista tonda, poi con il passaggio d’età iniziano a fare un training un po’ più faticoso. Sono puledri sani, di grande qualità, genealogie eccezionali, si allenano su piste morbide e non avendo dolori possono correre senza correttivi. Ziva è una passista sorella piena di Ribot Ek, ha cuore, fa ancora qualche puledrata ma è molto forte, il Gran Criterium Filly l’ha vinto in mano girando di fuori, nell’Allevatori non so perché mi ha sbagliato al via, ancora un po’ di inesperienza; un gran cavallo senza difetti con una gran testa è Ze’ Maria, un cavallo da Derby, Renè Legati ci si è trovato subito bene e l’ha guidato benissimo a Milano battendo due cavalli di Dubois in una corsa non semplice sul pesante e in una giornata fredda; Zuffle Wise As che è ancora da registrare appieno ma è molto forte, sta crescendo e rientrerà a marzo; Zorro Wind che ha un grande potenziale e deve solo trovare un equilibrio mentale; la sorella di Rodeo Drive Zabrieskie Ok che sin dalla doma ha fatto vedere ottime potenzialità ma all’ultima ha messo la testa sotto l’ala dell’autostart sbagliando; la bellissima e veloce Zebria; Zin Wise As che va forte ma è ancora molto verde; la splendida Zona Ok che ha ottima genealogia e sta crescendo e assomiglia a Trendy, corre ancora con flap e campanelle per preservare le gambe; Zaragoza che non ha una genealogia importante ed è pigra ma non si ferma mai, quando va di fuori a un cavallo lo vuol battere per forza”.     

Una seconda giovinezza per Peace Of Mind, a segno nel Palio dei Comuni e nel Duomo, qual è il segreto di questa rinascita?
Così non è mai andata, nemmeno da puledra. E’ tornata a lavorare da me una lad con cui avevo lavorato anni fa, Anu Niskanen, e l’ha trasformata, devo ringraziare Anu perché ha fatto un lavoro eccezionale. Forse rientrerà a metà febbraio a Milano”.

Altre tue punte tra gli anziani?
Arazi Boko che ha dovuto un po’ ambientarsi e ha avuto un po’ di sfortuna ma è fortissimo”.

Il 4 febbraio c’è il Firenze, con chi corri?
Con Von Wise As, è un cavallo fortissimo, di ottima genealogia e con un gran motore, purtroppo dopo le vittorie classiche a Montecatini e a Montegiorgio ha deluso per dei problemi respiratori, disloca e va in acidosi; ha avuto un intervento alla gola, ora è giusto di meccanica, lo attendo in ripresa”.   

Quanti cavalli hai attualmente in scuderia?
75 cavalli”.

Un bel numero, come riesci a gestire una scuderia così imponente?
Siamo un bel team, affiatato, mio padre Enrico è sempre presente in scuderia, un punto di riferimento fondamentale, una bella sicurezza, è uno stakanovista, è il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via, per me è un esempio da imitare sempre; la mia compagna Sinead gestisce la scuderia e i rapporti con i proprietari, fa la contabilità, cura gli aspetti burocratici e mi da una mano in tutto; ora poi è entrato a far parte del team un preparatore di grande esperienza come Andreas Boldura. Questo è un po’ il segreto dei nostri successi, lavorare con persone che remano tutte dalla stessa parte e approfitto per ringraziare tutti i miei collaboratori. Le corse le scelgono Stefano Ciappi e Filippo Monti che sono grandissimi conoscitori anche di tutti gli avversari e mi consigliano le tattiche di corsa. Abbiamo una buona equipe di veterinari (Orsi, Viti, Vigliani, Alessandrini)”.

Vittorie da grande team, oltre a tuo padre, a Sinead e ai citati Anu e Andreas chi lavora con te?

Siamo molto uniti, ci vogliamo tutti bene, siamo una famiglia. Il maniscalco Giuliano che ferra i cavalli da 50 anni e non sbaglia mai, il vannista Lodovico che è sempre disponibile, Ibra che è bravissimo, mi ferra anche i cavalli e tiene tanto a Tina Pan (la fa proprio con il cuore) che è in gran forma e non parteciperà più alle reclamare, Mustafà che segue i puledri, mio cugino Andrea, Marchino che fa Valchiria Op, Omar, Mohamed, Francesco, Caino”.    

Ti ha aiutato per il morale anche la nascita del secondo figlio, Pietro.
Sì, la serenità familiare è importante. Come era avvenuto per Giulia, la mia primogenita che ormai è una signorina di 18 anni, la nascita di Pietro 18 mesi fa ha portato tanta felicità”.

Pietro sempre presente in premiazione, ormai non si fanno le premiazioni se non c’è Pietro eh! I tuoi figli seguiranno le tue orme e diventeranno driver?
Giulia ormai non credo, anche se ama moltissimo tutti gli animali. Per Pietro è presto per dirlo, ma si nota che gli piace molto essere in premiazione tra la gente, e vuole sempre il frustino in mano … Se prosegue con questa passione speriamo che trovi un’ippica migliore”. 

Ti senti più allenatore o più guidatore?
Catch driver di me stesso. Mi sento più allenatore e mi piace guidare i cavalli che alleno. Quando guidi personalmente un cavallo che lavori e conosci alla perfezione è maggiore la gioia di salire in sulky e vincere”. 

Chi è il guidatore più bravo?
Enrico Bellei. Ammiro la sua costanza, la sua continuità; ha una dote innata nella sensibilità delle mani; non picchia i cavalli, non li finisce mai, si ricorda di tutti i cavalli e corre sempre concentrato”.

Un tuo difetto?
Mangio troppo. Poi dovrei dedicarmi di più alla famiglia; sono sempre preso dal mio lavoro, forse dovrei a volte alleggerirlo un po’ e dedicare più tempo a vedere i miei familiari che mi vogliono bene e che vedo poco, in primis mia madre e mia figlia Giulia”.

Quest’anno hai vinto quasi tutto, c’è ancora un sogno che vorresti veder realizzato?
Vincere il Derby come guidatore. Poi spero che l’ippica italiana torni più stabile, anche a livello di pagamenti per la tranquillità di chi lavora nel settore e di chi ci investe; e spero che gli ippodromi migliorino le infrastrutture (piste, servizi) anche per il pubblico, per un ambiente carino perché quando si creano eventi la gente torna all’ippodromo, non è un’ippica finita la nostra”.

Hai altri segreti per il tuo successo?
Quello di fare un lavoro che mi piace a 360 gradi. Ho tanta passione per il mio lavoro … Amario, devo lasciarti che ho la partita di tennis”.

Volevo chiederti il tuo hobby extraippico, già risposto, ahah.