13/07/2018

L’intervista di Amario a SANTO MOLLO

di admin

di Mario “Amario” Alderici – Sono ormai una coppia affiatata di successo Santo Mollo e Tamure Roc che, come nell’Orlandi, ha vinto il Repubblica da leader (mentre di rimessa aveva vinto il Costa Azzurra, dopo che nel 2017 la coppia si era affermata nel Città di Cesena e nel Due Mari). Una vera freccia nel lancio Tamure; Santo, ti viene in mente un’altra cavalla italiana che partiva così forte?
Avevo Lana Del Rio che volendo partiva a mille all’ora; però Lana se la facevi partire a tutta poi si scatenava ed era difficile gestirla; Tamure invece ha il suo punto di forza nella semplicità, è di una duttilità unica, scatta velocissima finché non la riprendi in mano, quando lo fai rallenta in un metro, per poi accelerare bruscamente quando le richiedi di andare, ha una gestibilità e un cambio di marcia impressionanti”.
A proposito del rallentamento e del cambio di marcia, nel primo km del Repubblica le fotocellule dei paletti scattavano quando passava Skyline Dany (che di galoppo scarrierava avanti al gruppo), tanto che la penultima curva, quella in cui tu hai chiesto l’accelerazione a Tamure, risulterebbe passata in 15.8 … Invece io ho 14 scarso, quindi il secondo giro è in meno di 56.
Vero, il cronometro elettronico ovviamente scattava su Skyline quindi leggendo quello non si è ben visto che dopo il lancio avevo rallentato per poi allungare per mettere in difficoltà Uragano. Vuoi i parziali precisi? Sei fortunato perché io sono ancora un driver vecchia scuola e mi porto sempre il cronometro in pista, dicono che non serve più, mah, sarà … Allora, io ho 14 il lancio, 29.3 il mezzo giro iniziale, 600 in 44.7, giro in 59.1 e km in 1.13”.
Quindi secondo giro in 55.7 e km finale in 1.10.1, mica male per una cavalla di cui qualcuno aveva insinuato il dubbio che in testa rendeva meno rispetto alle corse d’attesa …
Lei ce le ha queste misure nelle gambe e correre in testa o da seconda in corda non fa differenza, a fine anno da leader perdiamo Duomo e Palio dei Comuni non per demeriti di Tamure ma perché abbiamo trovato una Peace Of Mind che di rimessa ha fatto valere uno speed eccezionale, e aggiungici anche il fatto che Tamure a Montegiorgio è costretta a un quarto iniziale in 25.4 da Uragano Dei Lady che voleva scambiare, cionostante fa 1.11 secco perdendo di poco”.
Malino invece nel Repubblica Paris Roc che non ha confermato le corse fatte al montato; ottima cavalla ma al sulky non da gran premio.
Non aveva più programma al montato così abbiamo ricorso al sulky dopo un anno e mezzo; è vero forse che non è di questa categoria ma si è fermata troppo presto per essere una prestazione da prendere alla lettera”.

 

Parliamo un po’ di te; nasci il 16 maggio 1966 a Bonifati, in provincia di Cosenza. Come fa una persona di Bonifati senza nessuna radice ippica ha ritrovarsi affermato driver a Torino?
Una serie di casualità: mio fratello un giorno andò alle corse dei cavalli e gli piacque quel mondo; per caso incontrò Giuseppe Guzzinati che lo invitò ad andare a lavorare in scuderia da lui; lo seguì un altro mio fratello che andò a lavorare da Castaldo. Io ho seguito i miei fratelli a Torino ma l’idea di lavorare 7 giorni su 7 con i cavalli non è che mi entusiasmava, sai ero giovane, era l’età nella quale almeno nei weekend vuoi svagarti, così ho fatto domanda per lavorare alla Fiat. Nel frattempo ho fatto il militare a Roma nel corpo della cavalleria militare e lì ho appreso i primi rudimenti nel montare a cavallo e mi affascinava la sella. A un certo punto mi è arrivata la richiesta della Fiat di presentarmi al colloquio per l’assunzione: non sono andato e sono rimasto tra i cavalli”.
Da giovane ti piaceva più montare a sella o guidare in sulky?
La sella mi ha sempre affascinato di più, a Torino c’erano ippodromo del trotto e del galoppo, mi si è presentata la possibilità di andare a lavorare per i galoppatori, mio fratello Gianni mi ha convinto a seguire la strada dei fratelli (ho iniziato con Renato Ciano, poi 8 anni con Marino Lovera che mi ha fatto guidare dandomi la possibilità di mettermi in luce e infine Walter Lagorio che mi ha aperto gli occhi sulla programmazione e sull’impostazione dei cavalli, e ho cercato di imparare qualcosa da tutti prima di mettermi in proprio), ma all’inizio tra galoppo e trotto non è stata una scelta facile”.
Tornassi indietro cosa faresti?
Probabilmente sceglierei il galoppo, però mi sono rincuorato con i risultati al trotto e con il fatto che anche in Italia sono state programmate corse al trotto montato; io i cavalli li ho sempre lavorati anche a sella per divertimento e sono corse che mi entusiasmano”.
Se venissero programmate più corse di trotto montato ti dedicheresti principalmente a quello?
Smetterei di fare l’allenatore e sarei catch driver di trotto e fantino di trotto montato”.
Però sei bravo anche come allenatore.
Per motivi di tempo non sarebbe possibile fare bene allenatore, catch driver e fantino; anche se il rapporto da trainer con i cavalli mi mancherebbe, quando ho vinto i gran premi con Lana Del Rio e Pace Del Rio era l’apoteosi perché erano cavalli che vedevo ogni giorno; per Tamure Roc c’è ovviamente grande gioia e soddisfazione che però è divisa a metà con Fausto Barelli che la allena e me la consegna già pronta a volare”.
Hai citato Lana Del Rio e Pace Del Rio, i cavalli più forti che hai avuto in scuderia sono loro vero?
Sì, Lana oltre ad essere forte era anche più regolare, Pace potenzialmente non le era inferiore, aveva giornate nelle quali era davvero volante, ma era limitato da problemi fisici, ogni volta aveva qualcosa”.
Pace l’hai mandato anche al mare che non è il tuo principale metodo di allenamento.
A parte un periodo a Carmagnola ho sempre lavorato in ippodromo, quindi soprattutto pista tonda, anche con Lana, a parte il periodo quando l’ho mandata da Grobois che la lavorava in pista dritta”.
Lana che non era facile di carattere, ma io ne ricordo un altro che era ingestibile e con il quale piano piano sei riuscito ad ottenere ottimi risultati.
Boom Di Casei, un colosso inguidabile, comandava lui e le prime volte che ci salivo sopra pensavo al peggio; a volte pensavo che saremmo finiti contro un muro perché era totalmente sordo ai miei comandi. Tirava tanto ma aveva i suoi motivi, aveva un problema in bocca, aveva un male indemoniato e il dolore con l’imboccatura lo faceva impazzire; curato in bocca diventò bravo, si guidava con due dita; con i cavalli il segreto è di avere pazienza, di mettersi lì a studiarli, conoscerli, vanno capiti se hanno dei problemi”.
Attualmente quanti cavalli hai in scuderia?
Ho ridotto tanto, da 90 che ne avevo ora ne ho solo 10, perché con i tempi che corrono, i ritardi nei pagamenti  di premi comunque bassi mi è sembrato giusto così; ho avuto problemi a riscuotere da alcuni proprietari che a loro volta si erano trovati in difficoltà per la crisi, quindi ho deciso di ridurre a pochi cavalli e pochi proprietari, perché voglio che i cavalli e gli uomini di scuderia che sono con me stiano bene, oltretutto la mia è sempre stata una scuderia a carattere familiare con i miei fratelli, è tornato a lavorare con me dopo aver avuto scuderia in proprio Fabio Settimio; siamo tutti uniti, ci capiamo al volo e questa è la nostra forza”.
La tua punta attuale?
Terra Del Rio che è stata limitata da un problema alla briglia carpica ma è andata vicina a essere una cavalla di prima categoria, a volte ci ho provato nei gran premi, con il numero giusto e un po’ di fortuna qualcosa di più quando è in giornata potrebbe prendere anche in un gruppo 3”.
Il tuo cavallo del cuore?
Lana Del Rio anche per le emozioni che mi ha dato, compresa la vittoria nel Derby. Non è stato però un amore corrisposto, a lei stavo antipatico, quando mi vedeva arrivare nel box si girava per darmi calci”.
Oltre a vincere il Derby Lana ti ha dato l’emozione di correre l’Amerique.
Che disdetta però: ero in testa e si è presentato Maharajah con in schiena Ready Cash; a quel punto ho pensato: lo mando via e male che vada faccio il terzo; solo che in Francia a passarti ci mettono sempre tanti metri, non fanno la frazione secca e vanno in progressione, e Lana più la fermavo più si animava, io dentro di me dicevo a Maharajah “vai vai” ma purtroppo la mia si è innervosita e ha sbagliato; mi sono così arrabbiato che la volta dopo nel France mi son detto: costi quel che costi sto in testa, anche lì Lana mi si è animata, abbiamo fatto 1.06 il primo km ma sul palo siamo ancora terzi in 1.10.6 sul doppio km”.
Oltre che con Lana di recente sei tornato alla ribalta in Francia in sella a Paris Roc, due volte a segno; al trotto montato come schemi e assetto in sella in Francia le differenze rispetto all’Italia sono più accentuate rispetto al trotto.
Decisamente, una bella soddisfazione battere colleghi che sono abituati alle corse al trotto montato, noi non abbiamo ancora la cultura del trotto montato, si dovrebbe iniziare già da allievi”.
In Italia corrono al trotto montato sia fantini di galoppo sia driver, chi è più adatto alla specialità?
Quelli che vengono dal trotto perché hanno più capacità nel capire velocità e andatura; quelli del galoppo non sono abituati alle partenze con i nastri e all’andatura del trotto, talvolta non rischiano tutto per paura che il cavallo gli possa sbagliare”.
Sei diventato uno specialista del trotto montato e in effetti fisicamente hai più del fantino piuttosto che del driver; in sulky il peso del guidatore conta o è totalmente ininfluente?
Incide poco perché ora i sulky sono equilibrati sulla ruote, è ovvio che se pesi tanto devi essere comunque atletico nel movimento perché se ti corichi …”.
Hai hobby extraippici?
No, quando finisco con i cavalli mi piace stare in famiglia”.
Tra l’altro il più grande dei tuoi 3 figli, Simone, si è già ben messo in luce tra gli allievi.
Deve imparare ancora tanto ma sta crescendo, ha la mano giusta e una passione irrefrenabile, da quando ha 3 anni mi segue in scuderia, ha scelto l’ippica da sempre”.
La corsa la senti di più quando sei in pista tu o quando è in pista Simone?
Io ormai in pista sono rilassato, dopo che hai vinto il Derby e hai corso l’Amerique la tensione nelle altre corse cala molto; quando corre mio figlio mi sale l’adrenalina a bordo pista”.
Lo seguirà Niccolò, il tuo secondogenito?
Sicuramente no, lui in scuderia non ci vuol stare neanche un minuto, dice: ma come fate a star qui con tutta sta puzza di cavalli”.
E Asia, la terza?
Ha solo 11 anni ma le piace molto montare a sella, ha carattere e il mio sogno è vederla in futuro in una corsa al trotto montato a Parigi, magari vincere …”.
E allora Santo ti auguriamo di vedere presto Simone trionfare in sulky e Asia in sella a vincere quanto il papà e, perché no, magari di più!