03/03/2019

Thomas Manfredini: arrivederci! Le ragioni di un (quasi) addio del Gd ex calciatore

di admin

Intervista di Filippo Lago  – L'ippica è da sempre capace di attrarre personaggi della cultura, dello sport e dello spettacolo. È il caso anche di Thomas Manfredini, 39 anni, che il mondo del calcio lo conosce bene grazie a una intensa carriera di calciatore professionista, che negli anni lo ha visto approdare come difensore a importanti squadre (Sassuolo, Atalanta e Genoa), nonché vestire la maglia della Nazionale Under 20.  Nel mondo del cavallo da corsa, nel Trotto in particolare, Thomas, ritiratosi nel 2016 dal calcio ma da qualche tempo toranato ad essere titolare ne La Fiorita (la squadra di San Marino), ha sempre più allargato i suoi orizzonti ippici calandosi non soltanto nella veste di proprietario, ma anche in quella di gentleman driver ed allevatore. Una passione che tuttavia, si sta spegnendo.

Thomas, come sei entrato nel mondo dell'ippica?
Ho iniziato fin da piccolo a instaurare un rapporto privilegiato con il cavallo. Montavo a sella e al tempo stesso frequentavo l'ippodromo di Ferrara. Cosi mi diedi un obiettivo: appena avrei avuto la possibilità, avrei acquistato un cavallo da corsa. A 19 anni comprai la mia prima cavalla. Si chiamava Veravia, aveva un carattere piuttosto particolare ma fu lei a darmi le prime gratificazioni.

Quali sono state le maggiori soddisfazioni "ippiche"?
Ogni anno ho acquistato puledri alle aste senza mai aver avuto molta fortuna. Tuttavia mi sono levato belle soddisfazioni, in particolar modo la mia prima vittoria in una corsa gentleman in sulky ad Immanuel Kant.

 

Proprietario, amatore e allevatore. Tanta roba…
Ho avuto modo di vivere l'ippica in tutte le sue sfumature. Essere proprietario e gentleman driver significa vivere l'adrenalina che solo una corsa di cavalli sa trasmettere. Una sensazione simile ebbi modo di viverla solo nel calcio. Essere allevatore invece vuol dire vivere in pieno la vita di un cavallo. Dalla nascita alla carriera agonistica. 

Ora però hai ridotto il tuo impegno nell'ippica. Perché?
Dici bene. Ho venduto praticamente tutto ad eccezione di Ulissemar che sta recuperando da un infortunio. Ho preso questa decisione, vendendo anche le fattrici che avevo in società con la scuderia Wise H e l'allevamento della Serenissima. Il motivo è semplice:  l’ippica di oggi non mi appartiene più. La mia priorità era guidare in corsa, divertendomi, ma con la programmazione attuale è impossibile. Avrei avuto piacere di guidare i miei cavalli, ma ad oggi la maggior parte delle corse riservate ai gentleman non consente di aver programma ai cavalli di fascia medio-alta. 

Cosa servirebbe all'ippica per tornare ad affascinare gente nuova?
Innanzitutto un ricambio generazionale. In secondo luogo una adeguata promozione

Cosa consiglieresti a una persona che desidera intraprendere una "avventura ippica”? E cosa sconsiglieresti?
Consiglio di investire perché avere un cavallo da corsa significa credere in un sogno che nessuno ha il potere di spegnere. D'altro canto è necessario valutare attentamente ogni aspetto. Soprattutto valutare le spese in confronto alle entrate, che sono a dir poco ipotetiche. Parliamoci chiaramente, fino a qualche tempo fa con un cavallo mediocre eri al sicuro, ora, con i premi attuali, non è più cosi.

Hai mai provato a coinvolgere nella tua esperienza ippica alcuni tuoi colleghi?
Molte volte quando scendevo in pista i miei compagni venivano a vedermi oppure mi seguivano in televisione. E' un ambiente che ha grandi potenzialità e se ben gestito potrebbe  attrarre. Invece…

Per chiudere, si tratta di un addio (comunque ancora parziale) o di un arrivederci? 
Dai, la passione rimane, perciò è un arrivederci.