31/08/2013

Mazzucato: Jessica, gli allievi e la necessità di fare spettacolo

di admin


Ricevo lettere di ragazzi allievi e gentleman che si lamentano della enorme visibilità data all'impresa di Jessica Pompa (vincitrice Campinato delle stelle e Race Off con Di Nardo, ndr), con le relative foto e odiens scatenatosi nei giornali, riviste, tv dopo aver visto lo straordinario race-off di Montegiorgio. Tutto questo dicono, in contrasto con i loro sacrifici giornalieri, con il loro spaccarsi la schiena tutte le sante mattine all'alba, con la loro passione mai pagata…



Cari ragazzi,
non ho più il fiato né la forza di spiegare che è un fenomeno mediatico che fa solo bene all'ippica morente. All'opinione pubblica non interessa che tu, noi, gli ippici non hanno più nemmeno i soldi per fare la spesa. Che tu, i tuoi ragazzi, i tuoi colleghi si spaccano la schiena per il lavoro, perché il paese tutto è nella merda e ha i tuoi problemi. Abbiamo fatto manifestazioni, rallentato autostrade, gridato la nostra disperazione ai politici. E siamo sempre stati ignorati, per non dire peggio.


Tutto vero, però la gente ha bisogno di sogni e i sogni bisogna crearli. E questa ragazza a livello mediatico è un sogno, che poi sia vero o no non importa (io credo lo sia), la gente ha bisogno di eroi per credere in qualcosa L’ippica non aveva questa visibilità dal tempo di Varenne, le vittorie in serie e specialmente il modo avvenuto col race-off accendono la fantasia della gente. Feltri – che è un marpione – l'ha capito al volo e ha fatto un ottimo articolo. Se le Soc. di Corse sono intelligenti e capiscono al volo il fenomeno, lo sanno sfruttare come si deve finirebbero con il riempire gli ippodromi come al tempo di Varenne. Non è la miseria che porta visibilità, la visibilità la porta un’impresa, la porta un sogno.


Tutti sappiamo i sacrifici che fate, ma questa cosa farà del bene a tutto il movimento.


Roberto Mazzucato


Caro Roberto,


troppe volte ci dimentichiamo che il nostro lavoro è fare spettacolo. Oggi, soprattutto tra i più giovani, è capibile che si perda – tra una rivendicazione e un soppruso – anche questo senso ultimo dell’ippica. Quindi fai bene a ricordarlo e fai bene a farlo con questi toni. Vado oltre: ogni volta che scendiamo in piazza a raccontare le nostre, pure vere, miserie usiamo di un nostro diritto irrinunciabile. Abbiamo ragione a farlo, ma a ci facciamo anche del male. Tu hai una certa età e magari ricordi le compagnie di avanspettacolo del dopoguerra: facevano la fame, ma cercavano di divertire comunque, almeno durante lo spettacolo. E poi è venuto il boom.


A. F.