26/01/2020

Lady Driver del passato, BARBARA RENZULLI ci racconta i motivi del suo abbandono

di admin

di Mario “Amario” Alderici –  A distanza di 5 anni dalla mia ultima intervista Barbara Renzulli ha confermato la sua scelta allontanandosi sempre più dall’ippica. Barbara, come te la passi ora? Ripercorriamo la tua vita, la tua carriera e i motivi del tuo abbandono.

Ho 46 anni, ho iniziato a guidare a 20 anni, ero professionista, avrei voluto fare la fantina ma peso e altezza non me l'hanno permesso e ripiegai sul trotto, del quale mi sono innamorata subito. I miei genitori non c'entravano nulla con l'ambiente, babbo era intendente di finanza, mamma lavorava in una scuola. Mia sorella laureata con 110 e lode in filosofia. Ma io avevo la passione per i cavalli e a 17 anni andai a lavorare per Nello Bellei, il mio idolo. Colpa di mio babbo, che mi portava alle corse (da appassionato) ed a montare a cavallo. Quindi, dopo un paio di anni di guerra, i miei genitori diventarono i miei migliori fans. Ho partecipato ad un paio di corse al montato. Diversamente da quasi tutti non era appunto una tradizione di famiglia, quindi vado molto orgogliosa di essermi costruita un’attività totalmente da sola, allenando e guidando personalmente tutti i miei cavalli. Sono arrivata ad averne 60, in quel periodo avevo un paio di secondi trainers. Cavalli di proprietà tanti, il migliore Fast Runner, ma anche gli inossidabili Carracci, Forest di Poggio, Amer, Nielsen, Nastro Vg (mio cavallo del cuore), Givlas Mo, Mistero del Colle e tanti altri che naturalmente seguivo e guidavo personalmente. La corsa più bella con Fast Runner in un centrale a Firenze, era da poco mancata mia mamma, fu lei a darmi la forza di portarlo al palo: lo alzai letteralmente da terra gli ultimi cento metri.  La mia giornata si svolgeva con sveglia alle 5, niente giorni di festa, poche ferie. Ero felice in scuderia, anche se sono una persona che ama viaggiare, fare sport(equitazione, pattinaggio) e la buona tavola. Dispiaceri molti negli ultimi anni, l'ambiente era diventato invivibile, furti, soprusi, corse ambigue. Un casino. Complice lo Stato che non pagava più i premi regolamente, ha inginocchiato l'ambiente, causando un irrimediabile caos, fatto appunto di ricerca esclusiva di soldi da parte di molti. Naturalmente in maniera illecita. Non era più il mio posto. Quando Snai ha “venduto” le nostre agenzie ippiche permettendo l'entrata di corse virtuali, slot, calcio fu l'inizio del declino. La gente non giocava più ai cavalli, il nostro montepremi è fatto dalle scommesse. Un prelievo altissimo sulle scommesse ippiche poi ha fatto il resto. Il mio rapporto con l'ambiente ippico era di rispetto, dopo qualche anno di lotta hanno capito che anche se ero l'unica professionista in Toscana e fra le pochissime in Italia (dopo ne sono sopraggiunte altre ma fui io la pioniera) era meglio non darmi contro, complice il mio carattere particolarmente grintoso e competitivo. Dell'ippica di oggi penso che sia finita. E lo dico con il cuore infranto. Lo era già sei anni fa quando ho smesso io. Il mio driver preferito è Enrico Bellei, sarà che siamo cresciuti insieme, sarà che che come mani ha un dono. Vinco in carriera circa 1000 corse come allenatrice e più di 330 personalmente. Curiosità di scuderia tante … sicuramente mi dicevano che ero maniacale e soprattutto che avevo i cavalli più grassi e più veloci di Italia! Nastro VG era soprannominato la "polpetta volante". Maltrattato dai precedenti allenatori, mai vincente nei primi 4 anni di carriera, vinse con me praticamente tutto. Compreso tris e super tris. Questa è l'ippica che avrei voluto, questa era la mia ippica, passione, competizione, lealtà. Perduta, e quel che è perso purtroppo è difficilissimo ritrovarlo, quindi me ne sono andata con il cuore a pezzi, ma orgogliosa del percorso fatto, del mio record europeo tutt'ora in carica e di tutto quello che ho fatto”.