30/01/2020

Lady Driver del futuro, la figlia d’arte GAIA BIAGINI

di admin

di Mario “Amario” Alderici – Gaia e Gemma Biagini sono le lad di quella bottega artigiana e genuina che è la scuderia del babbo Roberto. Siamo con Gaia per farci raccontare la sua storia. 

La mia famiglia lavora nei cavalli da tre generazioni, il mio bisnonno faceva il vetturino a Montecatini, la passione fu trasmessa anche ai suoi tre figli, a mio babbo e secondo tutte le previsioni a me e mia sorella. I Biagini vivono a pane e cavalli, quando ero in pancia alla mamma io conoscevo già l'ippodromo, non ho fatto in tempo a nascere che già mi trovavo nella carrozzina con mia mamma a vedere le corse alle vecchie Mulina. A 2 anni mi presero un pony, che ho tutt'ora, che si chiama Maggiolino che però ora se la gode in paddock perché siamo troppo grandi per andarci in giro.  La mia vera entrata in scena fu quando avevo circa 13 anni, all'epoca facevo la seconda media, una ragazza portò a casa nostra il suo cavallo da sella e mi chiese se avevo voglia di imparare. Io accettai subito perché mi era sempre piaciuto andare a sella. Da lì inizia il mio cammino, iniziai ad allenarmi con il suo cavallo poi, credendo di aver imparato abbastanza, presi un cavallo tutto per me. Un cavallo che in precedenza aveva fatto gare nazionali di salto ad ostacoli che purtroppo a causa di una brutta caduta era rimasto zoppo sul davanti; all'inizio fu molto difficile imparare ad allenarsi da soli e alle volte non riuscivo ad entrare neanche nel pistino che ho a casa, però alla fine entrare in pista non fu più un problema. Passai quasi un anno di scuola tutti i pomeriggi a cavallo, ormai mi mancava che mettessi il letto nella scuderia e poi potevo starmene sempre lì. Purtroppo però tutta questa mia voglia di andare a cavallo venne placata quando a metà dell'anno scolastico tirai delle somme e mi accorsi che a scuola non ero delle migliori, infatti non facevo quasi più niente come studentessa. La mia media si era abbassata e non facevo più i compiti a casa, d'altra parte quasi tutti quando trovano una passione sono così impegnati che si scordano del resto. Così cercai piano piano di dividere i giorni: tre giorni per studiare sodo e il resto per andare a cavallo. Nell'inverno del 2016 vedendo mio babbo che stava attaccando i cavalli e incuriosita sempre di più da questo nuovo mondo mi venne in mente la brillante idea di provare ad attaccare un cavallo da trotto. Andai dal babbo e appena gli chiesi se potevo non esitò a dirmi di sì con gli occhi che gli luccicavano. Presi il casco e montai a bordo, ero estasiata. Il cavallo in questione era Radames Egral, un cavallo dolce e buono come il pane, all'epoca apparteneva a Massimo Matarazzo che avendo chiuso scuderia l’aveva portato da mio padre. Da questo giorno, oltre ad andare a sella, iniziai anche ad attaccare Radames e a fare tirocinio in scuderia da trotto. In quel periodo non seguivo le corse con furore e all'ippodromo non stavo quasi mai alle scuderie. Stavo sempre in tribuna a guardare da lì i cavalli. Con la fine della scuola e l'inizio della stagione estiva a Montecatini cominciai un po' di più ad entrare alle scuderie anche per stare con i cavalli. Iniziai per scherzo a passaggiare i cavalli, poi a steccarli, a lavarli. Poi successe che l'operaio che mio babbo chiamava quando andava a correre andò in ferie e quindi chi poteva aiutare il babbo? Naturalmente io.  Iniziai a dare una mano a mio babbo durante i convegni di corse, li vestivo, li lavavo, li passeggiavo, ad accompagnarli in pista e a mettere il freno, anche quando l’operaio tornò dalle ferie pensavo quasi a tutto io. Una sera avevamo 5 cavalli a correre (all'epoca tutta la scuderia) e non ci furono problemi poiché in tre persone ce la facemmo benissimo.  In questo periodo estivo riniziò a correre Spirit Roby che fu castrato a causa di problemi caratteriali. Vederlo correre dalle tribune mi ha sempre emozionato molto, le vittorie da puledro le ho viste sempre dalla tribuna seduta sulle sedie dove ci sono quelli con le telecamere davanti al palo e ad ogni vittoria era una corsa per arrivare in premiazione per poter abbracciare il cavallo. Non so cosa mi successe ma da quando gli misi il freno per l'entrata in pista non mi mossi più dalle scuderie. Avrei fatto a botte per mettere il freno ai miei cavalli. In questo anno, il 2016, si ebbero delle fantastiche vittorie rimaste impresse nella mia mente: la vittoria di Radames Egral con il giornalista Alberto Foa, l'unica vittoria del cavallo sotto il nostro allenamento; mi ricordo che saltai in pista in retta d'arrivo e pensavo che sarei morta d'infarto a causa dell'emozione (corsa che si vinse per dispersione) a seguire poi ci fu la vittoria di Spirit dopo il rientro. Così è iniziata la mia vita ippica. Fino a 10 mesi prima non avrei mai pensato di iniziare a lavorare a soli 13 anni senza un briciolo di esperienza e con i cavalli. Ma quando nasci Biagini i cavalli li hai nel sangue. I mesi passavano e io ero più all'ippodromo che a casa e a scuola. La domenica si correva sempre a Firenze, se non si correva stavo male. Quando facevo la terza media ho dato l'esame il 27 giugno e il 28 c'erano le corse al Sesana e correva Spirit. All'esame mi chiesero cosa avrei fatto quella estate e gli risposi che sarei andata a cavallo tutta l'estate, e così fu. Lasciai stare l'allenamento a sella, il cavallo lo regalai a un ragazzo di un paesino di montagna, e mi buttai a capofitto nel trotto.  Il mio cavallo del cuore è naturalmente Spirit Roby. Il nome lo scelsi io perché da piccolina vidi il film e me ne innamorai. Spirit nacque il 12/06 del 2011 nel nostro allevamento e siamo cresciuti insieme.  Oramai siamo inseparabili, io sopporto lui (e ce ne vuole) e lui sopporta me (e ce ne vuole il doppio). Quando entra in pista mi batte il cuore all’ impazzata e mi brillano gli occhi. Dopo che gli ho messo il freno gli do sempre una pacca sulla spalla, il mio simbolo di incoraggiamento. Il nostro è un rapporto di empatia, capisco quando è arrabbiato e quando soffre, se è felice e se gli piace qualcosa. Ogni sua corsa è una scusa buona per far forca a scuola, perché vederlo alla televisione non mi entusiasma per niente. Alle volte sento più io la corsa che il cavallo. Spirit è la mia gioia più grande, è fuoco e acqua allo stesso tempo, la causa di tutte le mie crisi e gli attacchi di panico pre-corsa.  Ogni cavallo della scuderia mi è entrato nel cuore, chi per i suoi pregi, chi per i suoi difetti ma nessuno come lui, che ad ogni corsa mi da sempre delle soddisfazioni. Anche se non arriviamo tra i primi cinque a me non importa, l'importante è vederlo correre e passare con lui le mie giornate. Lui è sicuramente il mio cavallo del cuore, quello che occupa almeno il 70% del mio cuore. Un altro cavallo che adoro è Uhuru dei Greppi che in certe giornate parte come una scheggia. Ho iniziato ad attaccarlo qualche mese fa e siamo entrati in sintonia, con lui ho imparato a far prove, a crescere in questo ambiente e a saper lottare per ciò che desideri costruire. Mi sono tolta molte soddisfazioni e ho raggiunto, e sto raggiungendo, degli obbiettivi. I miei due cavalli prediletti, insieme anche ad Alfred, ora sono sotto la nostra proprietà. Quando avrò 18 anni, tra un anno, cercherò lavoro e prenderò i colori: verde e giallo per mantenere la tradizione, e ovviamente scuderia Biagini. Per adesso lavoro con mio babbo ma in un futuro non ho intenzione di lavorare nei cavalli anche se prenderò la licenza da gentleman. Per ora sto studiando, faccio la terza superiore di un istituto commerciale-turistico e vorrei lavorare nel settore del turismo. La vittoria più bella è sicuramente quella di Spirit il 4 luglio 2017 a Montecatini, l'ippodromo era colmo di gente che faceva un tifo da stadio, sull'ultima curva ho visto mio babbo togliere i tappi al cavallo e Spirit mettere la sesta marcia passando in quarta ruota. La folla è esplosa in un coro da stadio e come potevo io non partecipare al coro?  Anche se certe regole e persone di questo ambiente non mi vanno a genio, riesco a sopportare tutto e vado avanti con ottimismo. So che un domani tutto questo potrebbe finire e ne soffrirei parecchio, io e i cavalli siamo una cosa sola ma penso e spero sempre in una via di fuga che risollevi questo settore e ovviamente l'Italia. La sensazione che provo quando sono su un cavallo è indescrivibile, ti rende felice se sei triste, e ti fa ridere se sei arrabbiato. È  un cavallo a far emergere in me la passione e la pazienza che mi rendono una persona migliore. È grazie ai cavalli se guardo al futuro con gioia e speranza. I cavalli sono l'incarnazione di tutte le mie speranze e i miei sogni per il futuro, i ricordi più commoventi del passato e la pura gioia dei momenti presenti. E chissà magari arriverà anche il giorno in cui vinceremo un gran premio, in quel caso preparatevi perché potrebbe venir giù la tribuna …”.