12/02/2020

Lady Driver, JESSICA ROSASPINA

di admin

di Mario “Amario” Alderici – Figlia e nipote d’arte la toscanissima Jessica Rosaspina, con l’amore per i cavalli nel dna, ultima (per ora) in pista di una lunga dinastia di guidatori dal bisnonno Eugenio, al nonno Giacomo, agli zii Rolando e Ulderigo, per finire con il padre Alessandro Rosaspina (venuto a mancare l'estate scorsa). Jessica, raccontaci la tua storia.
Fin da piccola ho sempre seguito mio padre, ogni volta che andava a correre in qualche ippodromo andavo sempre con lui, ero felice perchè mi piaceva visitare ippodromi nuovi (il mio preferito era San Siro, prima che chiudesse sono riuscita a disputare lì una corsa e arrivai quarta). Crescendo mi sono avvicinata sempre di più alla scuderia andando ogni domenica ad accudire i miei cavalli arrivando poi (dopo aver finito gli studi e l’esame di maturità) a lavorare insieme a mio padre. Volevo fare la guidatrice e fare il corso allievi per poi passare professionista, ma mio padre ha insistito per farmi fare anzi il corso gentleman perchè in famiglia erano tutti professionisti e ogni volta che correva qualche cavallo di scuderia in corse per non professionisti aveva difficoltà a trovare un guidatore. Quindi lo feci contento, ovviamente ho mantenuto i colori della mia bisnonna Magenta (moglie di Eugenio che fu la prima artiera donna a Montecatini). Purtroppo qualche mese dopo che ho preso la licenza da gentlemen la crisi del settore ha spinto mio padre a chiudere scuderia e iniziai a lavorare con Edy Moni; guidavo pochissimo ma mi sono divertita lo stesso facendo in tempo a guidare in piste che non esistono più: San Siro, Tordivalle, Mulina, oltre che nelle corse a mano contaria a Firenze e Roma Capannelle. Poi mi sono trasferita a Napoli aprendo scuderia con il mio compagno Antonio Velotti e abbiamo girato tutta Italia levandoci belle soddisfazioni prima di tornare nella mia bella Toscana. Nel passaggio da Edy Moni a Antonio Velotti mi sono portata dietro l’ottimo Rainbow As”.  

Il tuo cavallo del cuore? 
Sono due: Guttusoz e Sachs Del Ronco. Di Guttusoz mi occupavo quando lavoravo da Edy Moni, vinse una corsa stupenda a Montecatini guidato da Tommaso Di Lorenzo facendo 1.12.3 che 8 anni fa era un bell’andare; un’altra corsa la vinse a Modena il giorno del mio compleanno facendo 1.13 e spiccioli ovviamente il premio rimase a me; e infine lo guidai vincendo in una batteria del Trofeo Lady Driver a Montecatini. Sachs del Ronco era un cavallo molto complicato che era stato allontanato a Palermo perchè dietro l’autostart era pericoloso (si alzava in piedi e faceva voltafaccia). Me ne sono innamorata subito, si faceva toccare solo da me, gradualmente è migliorato sotto ogni aspetto e mi ha dato grandissime soddisfazioni vincendo tante corse con il mio compagno Antonio Velotti e con me il Premio Amazzoni a Montecatini; poi l’anno scorso il mio dolore più grande quando il 9 luglio (dopo una corsa in cui lo guidavo io e nella quale arrivò secondo) me lo hanno reclamato, mi sono anche tatuata il suo nome”.
Obiettivi?  
Per adesso ho domato nove puledri con la C della My Horse (Champagne Dream, Corinto Lud, Cleopatrass, Cagliostro Ferm, Colbert Wf, Corsaro Wf, Cronoss e due figli di Lester) e devo dire che la mia famiglia mi ha insegnato molto bene. Per quanto riguarda il guidare per adesso rimango un po’ in stand by, l’ultima volta che ho guidato è stato questa estate, precisamente il giorno dopo il mio compleanno il 20 luglio, prima di entrare in pista ho saputo che mio padre era ormai un malato terminale … perciò per adesso non me la sento. Lui non c’è più, mi guardava sempre quando ero in pista e mi dava consigli, mi diceva se avevo guidato bene oppure no, come l’ultima volta con Nando Fly Ic (mi disse che lo avevo tenuto troppo e che nel momento in cui ero entrata in open strech avrei dovuto mollare le guide) e aveva ragione, se mollavo le guide potevo vincere e invece arrivai seconda. Comunque per adesso sono confusa, bloccata, non so bene cosa voglio, sto cercando di capire e di capirmi. Forse poi un giorno tornerò a guidare oppure continuerò a vedere le corse come spettatrice”.