07/02/2014

I tempi (lunghi) della Lega ippica

di admin

Tra pochi giorni la Camera darà il via alla “Legge Delega Fiscale”, che ha già completato l’iter al Senato. È una legge che contiene l’universo mondo e – in un cantuccio di tale universo – l’istituzione della Lega Ippica. Questo è in gran parte un successo ascrivibile all’Associazione Imprenditori ippici, che per questa riforma si è battuta, fino a farne stendere un progetto da un  esperto di questo settore di diritto, il professor Giulio Napolitano, figlio del presidente della Repubblica Giorgio (clicca qui per leggere quanto abbiamo scritto in proposito).
Con l’istituzione della Lega ippica (che forse si chiamerà Unione), l’ippica dovrebbe passare dalla situazione di anarchia da abbandono istituzionale in cui versa, a un governo prevalentemente privatistico: culturalmente l’esatto opposto. Anche se non si capisce ancora chi saranno i privati a governare (e forse lo faranno troppo gli ippodromi, in Italia da sempre tentati dal trasformarsi in bische), ma con qualche correttivo e un po’ di fortuna (necessaria a tutte le umane cose) l'impresa potrebbe funzionare.

Quindi cosa succederà nelle prossime settimane? Purtroppo non succederà un bel niente. Chi si occupa di diritto pubblico e affini lo sa, ma forse vale la pena di spiegarlo a chi per sua fortuna o sfortuna si occupa molto di più di cavalli. Il parlamento non si accapiglia sull’ippica, come su nessun’altra materia di dettaglio; al massimo in aula (deserta) sul nostro tema può esserci qualche intervento, vedi il deputato toscano del Pd Fanucci. È proprio per questo che si fa la Legge delega: la delega sta nel rimandare al governo il compito di preparare e approvare legittimante norme adatte alla materia specialistica oggetto della delega (nel nostro caso l’ippica) dall’ambito della quel il Governo non può uscire. Un potere questo che il governo esercita  tramite un i decreti legislativi, da non confondere con i decreti legge, che sono provvedimenti d’urgenza. Ma siccome il ministro – che al momento nemmeno è a mezzo servizio perché il Mipaaf è retto provvisoriamente da Letta – non sa nulla di ippica, delega gli esperti dei suoi uffici (E chi c’è al Mipaaf che frequenta il mondo dei cavalli? A noi viene in mente solo Francesco Ruffo della Scaletta). Viene così elaborato un testo legislativo, che per entrare in vigore deve essere approvato dal Consiglio dei ministri. Ma anche a questo punto non è finita: tutto torna agli uffici Mipaaf per i regolamenti attuativi, che questi sì dovrebbero essere l’ultimo atto per dare vita alle nuove regole del gioco.Dunque, anche se l’attuale traballante governo reggesse, ci vuole almeno un anno, forse di più se non si trova presto un ministro dell’Agricoltura a tempo pieno.
Cosa possono fare a questo punto Tuci (presidente di Imprenditori ippici, nella foto) e i suoi amici? Niente perché l’orrendo pachiderma dello stato italiano non lo sveglia nessuno, quello è un problema storico che va al di là delle loro potenzialità. L’unica cosa resta alla società civile è fare azione di lobby 8ovvero pressione attraverso portavoce e organizzazioni credibili) per evitare che quel che si deciderà al ministero per attuare la delega ad istituire la nuova ippica italiana non sia del tutto deleterio. Un compito che resta difficile, come lasciano capire le ultime decisioni sulla Tris per la quale sono stati riprestinati gli incentivi ai partenti, anziché agire sull’entità dei premi. Una bella idea per trasformare queste prove in un’accozzaglia di brocchi.

Alessandro Ferrario