19/05/2014

Morto Odoardo Baldi corse dal ’40 allo ’08. Guidò per Lucky Luciano

di admin

Si è spento a 94 anni Odoardo Baldi nella sua casa dell’Olgiata. L’ultima, finita con una rottura, l’ha disputata nel 2008 con Bordero a Tor di Valle. L’ultima vittoria, sempre a Roma e sempre con Bordero, è del 20 ottobre 2007, cioè ad 86 anni.
Vi riproponiamo un’intervista di quei giorni, cioè del 2007, perché così ci pace ricordarlo.

Intervista Raccolta nel 2007
La prima vittoria tra i professionisti fu nel 1940, alle porte della seconda guerra mondiale, l’ultima è del 19 marzo 2007, in sulky a Bodrero, nove anni. Un giovincello di cavallo rispetto ad Odoardo Baldi che l’ha guidato e che di anni ne ha 86. E assicura: «Mica pensiate che i colleghi mi facciano degli sconti perché sono il più anziano. Per giunta oggi ci sono giovani davvero bravi»
Ma scusi, alla sua età non ha paura di farsi male?
«Paura? Non capisco: se avessi paura dovrei cambiare mestiere».
Magri andare in pensione…
«Non ci penso neanche. Come per la paura».
Ad esempio non ha avuto paura a guidare i cavalli di Lucky Luciano, il gangster che espulso dagli Usa si stabilì a Napoli.
«Per come l’ho conosciuto io era un vero signore. Un appassionato di gran classe, che non scommetteva. E questo è un bene per un proprietario che tiene alla sua reputazione ippica e vuole facilitare le cose a chi gli prepara i cavalli. Per lui vinsi il Banco di Napoli. Era negli Anni 50».
La gioia di vincere a 86 anni?
«In carriera ho vinto 38 Gran Premi e cinquemila corse: la vittoria di Roma non è certo cosa particolare. Se non per i miei 86 anni».
I cavalli sono cambiati?
«Davvero tanto, adesso vanno più forte e sono più facili. Certi caratteracci non si vedono più».
Il guidatore italiano che più ha ammirato?
«Tanti, Alessandro Finn, Sergio Brighenti, Mario Barbetta… Quante volte ho corso con loro».
Sono tre generazioni, quattro se ci mettiamo i suoi avversari di oggi.
«In effetti…».
L’occasione mancata della sua vita di guidatore?
«Quando mi proposero di guidare e preparare i cavalli della Mangelli (la nostra più storica scuderia di trotto, ndr). Chiesi una settimana per pensarci, poi dissi di no. Allora avevo una cinquantina di buoni cavalli che allenavo a Napoli, non me la sentii di lasciarli».
Quali sono stati gli anni più belli del trotto italiano?
«Dai Quaranta ai Sessanta. Anni di grandi proprietari, veri sportivi. Poi c’erano eleganza e tribune piene».
Che fa domani mattina?
«Vado in scuderia, salgo in sulky, alleno i miei cavalli. Ora ne ho dieci sparsi in vari ippodromi, ma conto di radunarli presto qui a Roma per fare il punto della situazione. Ovviamente mi faccio aiutare da dei collaboratori».
Un cavallo che ha preso dal nulla ed è divenuto un campione?
«Cito Oderzo. Lo comprai da Ossiani che era un puledro, discreto ma sembrava troppo nervoso per diventare buono davvero. Invece, con tanta pazienza…»
Oderzo corse durante la seconda guerra mondiale. Nel 1945 regalò Odoardo Baldi il primo Gran Premio, la seconda edizione del Premio San Siro (oggi Orsi-Mangelli).
Alessandro Ferrario