23/04/2012

San Siro (male) in prima del Corriere

di admin

E il giornale ha mandato un giornalista del Corriere della Sera in una giornata qualunque di corse a Milano Trotto. In mano aveva una foto di quando c'era stato Varenne, anno 2001, con anche i tricolori a sventolare nel parterre. Undici anni dopo il cronista ha registrato lo stato dei fatti: 65 spettatori, molti anziani con la badante. Locali dove si scommette deserti, bui e poi ha provato a sedersi su uno dei seggiolini della tribuna: bave di polvere – ha scritto, proprio così – che colavano giù. Ha chiesto spiegazioni e qualcuno dei pochi spettatori gli ha detto: "Sai tra quelli mandati a casa ci sono anche gli addetti alle pulizie". È la fotografia del declino inesorabile di quella che fino a poco tempo fa era la Scala dell'ippica nazionale. Impietosa ma reale. C'è la crisi e gli ippodromi devono tagliare i costi ma per rispetto del pubblico quella voce – pulizie – non si può proprio cancellare. Eppure c'è stata l'epoca d'oro degli anni Sessanta e Settanta in cui la Milano dell'ippica erano qualcosa di esemplare, di sinonimo del bello, quelle meravigliose scuderie del trotto, in stile normanno, poi le piste smeraldo del galoppo, con la splendida fontana ad accoglierti e, in primavera, la spettacolare fioritura, nei suoi colori e profumi, di un giardino dentro San Siro galoppo. Oggi la casa che ha ospitato campionissimi come Varenne, Ribot e Falbrav viene giu' a pezzi come una qualsiasi Pompei uccisa dall'incuria. Si accumula la polvere sui seggiolini delle tribune, in compenso gli ippodromi milanesi diventano lo spazio per banchetti di matrimonio, cene aziendali, discoteche. Tutto meno i cavalli, ridotti a margine. Ci sono due modi di vedere la realtà: sei uno scienziato e misuri, con le leggi della matematica, della fisica e dell'ingegneria. Oppure sei un filosofo e leggi quello che accade con dei concetti e delle idee. Cioè costruisci una prospettiva futura, di sviluppo e di crescita, utilizzando la tradizione e inserendoci creatività, innovazione, programmazione. A Milano, all'antica capitale dell'ippica italiana e non solo, si è smarrito tutto questo. I bilanci sono in rosso, via il personale, quasi sparito il pubblico, le corse dei cavalli sembrano diventate un disturbo. Il vecchio glorioso trotter e la pista amata dal genio di Federico Tesio sembrano diventati uno spazio da lottizzare, affittare per una festa di matrimonio. Via alle danze, ma si balla su un motivo malinconico. E' tutto un mondo che sta per sparire, anche il quartiere di San Siro verso l'Expo ha un'aria che da verde rischia di diventare grigia. Anzi nero cupo. A chi interessa se i cavalli corrono ancora?  
Paolo Allegri

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