27/06/2014

Trenno a testa bassa contro Imprenditori, Tuci (e la Costituzione)

di admin
Una nota di Trenno, diramata oggi per stralci dall’agenzia giornalistica  AgiMeg (clicca qui per leggere), attacca Imprenditori Ippici Italiani, specie nella persona di Enrico Tuci. Il pezzo di AgiMeg è moto allusivo e, quindi, volutamente poco chiaro. Ma par di capire che Trenno nella nota, che noi non abbiamo ricevuto, sia rimasta contrariata da un recente comunicato di Imprenditori Ippici (clicca qui per leggerlo). Secondo Trenno in quello scritto Imprenditori addebiterebbe alla chiusura di San Siro il crollo del montepremi disponibile per il nord Italia, specie quello riservato alle corse ordinarie.
A nostro avviso la colpa non è di Trenno, come invece Imprenditori lascia a sua volta intuire e quindi ha ragione Trenno a rispondere in sostanza: il Trotto a noi non conveniva quindi, il trotto lo abbiamo chiuso. Snai, dalla quale Trenno dipende, se qualcuno non l’avesse ancora capito non è un associazione di filantropi, ma un impresa (a volte temeraria). Tuci quindi, a nostro avviso, sbaglia anche quando allude a chi dice che Trenno non manterrà i patti e quindi non costruirà il solennemente promesso nuovo Trotto alla Maura. Tuci, se sa parli oppure taccia. Su questo Trenno ha ragione.
Trenno invece si copre di ridicolo quando critica la legittimità di Imprenditori Ippici. Infatti Trenno scrive: «Come ci si può definire ”imprenditore ippico”? Basta il possesso di un cavallo da passeggio o di un agriturismo o di qualche negozio tessile per definirsi tale?»
Peccato che l’Italia sia retta da una Costituzione dove si legge: «I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale» (Art 18) e nell’articolo precedente specifica «I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi».

Ora, conosco Tuci anche personalmente e, con buona pace del dot Sandi, presidente di Sani, posso garantire che in effetti l’ho visto spesso arrabbiato (anche per cose scritte da me), ma mai armato. Quindi, escludendo anche che sia Snai a determinare la legge penale di questo Paese, Imprenditori Ippici ha tutto il diritto di autodefinirsi, riunirsi, esistere. E ce l’ha anche in barba a chi è d’accordo con Trenno nel chiedersi, sempre come dal comunicato: «Non sarebbe il caso di ritornare a valutare i settori attraverso le proprie reali associazioni riconosciute e non fantomatiche associazioni in cui a pochi nomi di rilievo (come diceva Orwell c'è sempre "Qualcuno più uguale degli altri”, ndr) si accompagna una pletora di nessuno?». Anche qui, nonostante l’avarizia di interpunzione, par di capire che nulla deve cambiare, così, per cultura generale. E poi cos’è una “associazione reale” e una non reale? La società di Giorgio Sandi vuole forse postulare che tutto ciò che non si legittimi con un “eterno ieri” non sia reale? Può essere, sì: sarebbe una vertigine filosofica affascinante. Ma ho dei dubbi che a Trenno si sia intellettualmente attrezzati per percorrere di queste strade. Temo invece che la cosa vada letta come una parafrasi della più pragmatica filosofia del Marchese del Grillo: «Io (o noi, nella loro fattispecie, ndr) sono io. E voi non siete un cazzo». Capito Tuci?

Alessandro Ferrario