28/01/2015

La dolce vita al trotto gli anni di Sharif, Patroclo, Bourbon e Sem

di admin

Di Paolo Allegri –  Il trotto indigeno ha vissuto una sua dolce vita. Ippodromi pieni, grandi corse e in pista assi dal cuore Made in Italy. Ci furono due stagioni straordinarie per lo sport del sulky in Italia, caratterizzate dalle entusiasmanti sfide tra quattro grandi trottatori indigeni. Si chiamavano Sharif di Iesolo, Patroclo, Bourbon e Sem. Il leader di questo quartetto di tenori fu Sharif di Jesolo, della torinese Scuderia Spartana. Fin da puledro aveva mosso i primi passi sulla pista di Torino, dove si era trasferito il suo driver, il milanese Pino Rossi. Formatosi alla scuola di William Casoli, Rossi divenne il guidatore principe dell'ippodromo di Vinovo e con Sharif conquistò il suo primo Nastro Azzurro, successo bissato l'anno successivo con Dailer.

Dagli archivi della Famiglia Grassetto

 

Il Derby si disputò a Tor di Valle il 1 ottobre 1972, con la Coppa consegnata dall'appassionatissimo Giulio Andreotti. Prima del big event romano si erano disputate le altre due grandi classiche di tradizione per i tre anni, il Nazionale a San Siro vinto da Sharif, mentre nel Marangoni il campioncino torinese aveva dovuto soccombere in foto a Patroclo, indomito lottatore. Nei giorni di vigilia del Nastro Azzurro tra addetti ai lavori e appassionati circolò la notizia di uno strepitoso lavoro di Bourbon, soggetto potente quanto non sempre lineare nel rendimento, talvolta si abbandonava a rotture improvvise. Gli allibratori scrissero addirittura pari per Bourbon, eletto a favorito del Derby nei confronti di Sharif. Dalla Toscana molti sostenitori seguivano Sem, con Nello Bellei. Allora la classicissima di Tor di Valle si disputava sulla distanza dei 2600 metri. I giornali dell'epoca nei giorni di vigilia aprirono anche un dibattito sulla possibilità, vista l'eccellenza di quel campo partenti dell'edizione 1972, di battere il record della corsa, appartenente a Tedo e Freddy, con 1.20.5. Quando i cavalli andarono dietro l'autostart per la partenza, ci fu subito un colpo di scena, con la rottura del favorito Bourbon. In testa andò Patroclo, partì bene anche Sem con il quale Nello Bellei decise dopo 600 metri di dare un forte attacco al leader, tanto da passare al comando davanti alle tribune. Pino Rossi avrebbe aspettato la dirittura d'arrivo per giocarsi le sue carte, anche se il suo piano rischiò di saltare sulla piegata finale, quando Sharif ruppe brevemente. Il driver milanese fu pronto a rimetterlo di trotto. La dirittura d'arrivo fu entusiasmante con Sem sotto l'attacco di Sharif e di Patroclo al largo.

Il Derby di Sharif di Iesolo

 

Fu un duello che si risolse soltanto negli ultimi metri, quando in prossimità del palo Sharif piegò Patroclo, con Sem costretto ad adeguarsi al terzo posto. Sharif di Jesolo era un figlio di Quick Song, americano nato nel 1957 che aveva corso in 1.59.3. Il Derbywinner del 1972 siglò anche il record della corsa, 1.20.4, un decimo in meno rispetto a Tedo e Freddy. A Milano si chiudeva con il St. Leger la triplice corona dei tre anni (Sharif aveva vinto le prime due tappe, Nazionale e Derby). Bourbon, che a Roma era finito squalificato per aver ripetuto sul percorso la rottura iniziale, chiedeva la rivincita al fresco titolare del Nastro Azzurro. Rispetto alla prova romana cambiavano i numeri di partenza e per Sharif c'era un ostacolo difficile da superare, la seconda fila di schieramento con uno scomodo numero 11 di sellino in un campo di 11 partenti. Pino Rossi, tuttavia, era fiduciso. E in settimana dichiarò ai giornali che secondo lui Sharif di Jesolo avrebbe dato il massimo correndo all'attesa. Sia a Torino che a Roma aveva dovuto correre sui primi perchè costretto dal numero in prima fila ma lui era convinto che il figlio di Quick Songimpiegato all'attesa sarebbe stato un cavallo di grandissimo livello. Quel professionista esemplare aveva visto giusto perchè proprio nei pressi del traguardo, sulla dirittura di San Siro, Sharif riuscì ad agguantare un ottimo Bourbon, che finalmente era tornato ad esprimersi sui valori migliori. Patroclo ruppe a 50 metri dal palo, confermando anche la tendenza di quella generazione di potenti performer a uscire da quelle sfide roventi anche per fatali errori d'andatura. Sem da un punto di vista tecnico era forse inferiore ai tre avventurieri di quella meravigliosa 'dolce vita' del trotto italiano. Ma era un cavallo bicicletta, come amava dire Nello Bellei. Così nel Gran Premio della Fiera, il 26 aprile 1973, sui 2100 metri, il toscano trovò il suo giorno di gloria. Il grande Ivan sapeva che per battere Sharif doveva anticiparlo sul percorso, così si giocò la sua bonne chance con una partenza magistrale. Sem davanti a menare le danze, Sharif provò ma non riuscì a passarlo, con un notevole per l'epoca 1.18.3, Sem riuscì a vincere l'importante sfida milanese dei quattro anni. A cinque anni i magnifici quattro del trotto nazionale incontrarono anziani di valore nel palcoscenico di assoluto prestigio, quello del napoletano Lotteria di Agnano. Solo Sharif riuscì a difendere il vessillo di quella generazione indigena. Fu terzo del Lotteria vinto da Top Hanover su Timothy T. Terzo dietro a due fenomeni, a due fuoriclasse, in una delle edizioni piu' qualitative della grande kermesse partenopea. A suo modo un'impresa, che fu anche la premessa di una carriera stalloniera fuori dal comune, tanto che come è noto, Sharif è il razzatore fondamentale del nostro allevamento parlando del Novecento ippico. E il seme di quel successo era stato gettato in quella straordinaria epoca di sfide, la selezione della pista, con i suoi amici/rivali dell'epoca: l'estroso Bourbon, il coraggioso Patroclo e il passista Sem.