02/04/2014

Quattro domande al Conte Melzi su Trenno e Federippodromi e Sandi

di admin
Sabato scorso a Vinovo, un sabato di corse ordinario, abbiamo trovato un Conte Melzi che chiacchierava rilassato, con quel suo mix di grinta e rassegnazione, che nel personaggio sembrano quasi non contraddirsi. Questione di stile – certo – ma anche di un’età e soprattutto un curriculum che ha portato il due volte al vertice dell’Unire a vederne tante. Ora che è presidente di Federippodromi, dovrebbe essere meno impegnativo…
Ci resterà ancora a lungo a capo di Federippodromi?
«Diciamo che sono contento di avere le elezioni tra poco. In questi giorni c’è stata l’adesione importante di Trenno e quindi anche le cariche le cariche hanno bisogno di nuova legittimazione. Il mandato scade proprio sul… bagnato».
Lei sarà ancora candidato?
«Devo ancora decidere, non so. Ripeto la decisione di Trenno cambia molto».
Cosa pensa dell’entrata di Trenno in Federippodromi?
«Tutto il bene possibile è un attore fondamentale nel nostro comparto».
Secondo lei perché Sandi, il nuovo presidente, ha voluto portare Trenno in Federippodromi, quando la Società del Gruppo Snai non aveva mai aderito ad associazioni e sindacati d’alcun tipo?
«Per dare più incisività al suo impegno, dando un segnale di voler essere e restare nell’ippica».
Non potrebbe essere una mossa tattica per puntare a una posizione di preminenza nella costituenda Lega Ippica. Snai ha sempre voluto stare nella stanza dei bottoni, ora cerca l’appoggio per aprire le porte della nuova stanza?
«Non credo siano queste le motivazioni. Penso che Sandi voglia riportare San Siro al centro del sistema ippico e per questo non lo vuole isolato. Ecco tutto».
Alessandro Ferrario