22/05/2021

Un ricordo della famiglia Cervone a cui domenica 30 è intitolato l’ex Città di Napoli

di Mario Alderici

Da quest’anno l’ex Città di Napoli ricorda Antonio, Franco e Salvio Cervone. Il commendator Franco Cervone era il contitolare dell’allevamento dei Ludi sotto i cui colori nel 1973 Unno (di cui Cervone era anche allevatore) guidato da Franco Albonetti vinse il Derby da leader respingendo Medoc e Carlo Bottoni in 1.20.5 (con terzo il favorito Zigoni con Ubaldino Baldi) sfiorando di un decimo il record di Sharif Di Jesolo, e Franco Cervone fu il primo proprietario campano a segno nel Nastro Azzurro; fu premiato da Giulio Andreotti. L’allevamento inizialmente si chiamava allevamento Cervone e con il tempo arrivò a contare oltre venti fattrici. Franco trasmise la passione ippica ai due figli, Antonio e Salvio, legatissimi, che portarono avanti l’allevamento con la sigla “Pride” a Cancello ed Arnone in provincia di Caserta fino alla morte di Antonio (che tra i due era l’esperto in allevamento, mentre il ragioniere Salvio si occupava più della parte contabile) quattro anni fa dopo lunga malattia. Mentre da giovane Salvio continuò gli studi (appassionandosi però all’ippica e allo sport, correndo nell’atletica leggera e giocando a calcio) Antonio entrò in scuderia e diventò driver e vicepresidente dell’Anact.
Salvio diventò gentlemen, entrando in pista ad Agnano rigorosamente alla dritta per avere il sole in fronte e potersi abbronzare, vincendo al debutto nel 1966 con Glasgovia; quando si avviò verso la partenza con i nastri il fratello Antonio gli si avvicinò e gli sfilò il frustino di mano (tra lo stupore di Salvio) perché Glasgovia amava poco la frusta. Però Unno nel Derby del 1973 fu guidato da Franco Albonetti: era stato domato da Antonio Cervone e Emilio Esposito; era un cavallo che trottava poco sulle curve, un giorno a Napoli guidato da Antonio affrontò Gressan che era favoritissima con l’Ammiraglio Ugo Bottoni, Unno era in testa ma sull’ultima curva era di tutte le andature, Gressan lo sopravanzò di mezza lunghezza ma in retta Unno riprese a trottare al meglio, rientrò all’avversaria e vinse; il presidente di giuria chiamò Antonio Cervone e gli disse “Cervone, lei è maleducato perché con un cavallo che non trottava ha voluto vincere, come lei lo ripresenta in pista la squalifico subito per andatura irregolare” e Antonio rispose “Presidè, io questa gioia non gliela darò mai”, chiuse la conversazione, affidò il cavallo a Franco Albonetti, dopo 20 giorni fece il record dei 3 anni sul doppio km e fu iscritto al Derby; sorteggiò il numero 1, posizione in corda con la quale era a rischio di errore sulla piegata iniziale; alla partenza Antonio Cervone girò le spalle alla pista dicendo al padre “Va a finire che la prima curva non la fa”, dopo un po’ suo padre lo picchiò sulla spalla “Ti puoi girare, son passati 400 metri, il cavallo è in testa …”.
Tra le tante corse vinte da Salvio sono da ricordare il Trofeo delle Regioni nel 1977 e il Federnat nel 1987 a Taranto con una furbizia napoletana, con Coriolano beffando il presidente Cesare Meli che guidava il favorito della corsa e era di proprietà del capo dell’ippodromo Donato Carelli, Erfurt; Cervone rubacchiando tra i nastri andò in testa, al mezzo giro finale il cavallo di Meli sembrava venir via di un altro passo e Cervone strillò a Meli di stare in mano in modo di consentirgli di prendere il secondo, quando Meli prese in mano Erfurt, Cervone rifilò due frustate secche al suo Coriolano prendendo margine all’avversario che in retta tornò all’attacco ma, dopo stretta foto, fu primo Coriolano; dopo il palo Meli disse “Per il momento l’amicizia non c’è più” e per sei mesi Cervone e Meli non si parlarono. Nel frattempo iniziò la carriera che gli diede più successo: da ragazzo imitava le cronache del suo idolo Alberto Giubilo, nel 1983 per un’emittente tv locale fece la cronaca del Freccia d’Europa vinto da Bintumani, nel 1986 iniziò a fare le cronache ad Agnano (con Salvio che fece diventare quella postazione un museo del trotto) e iniziò nello stesso anno a essere banditore alle aste di Settimo Milanese; fino a quegli anni le cronache in ippodromo venivano fatte solo al galoppo, Salvio si presentò a Sedia e De Rosa suggerendo di fare le cronache anche al trotto, al che loro risposero “Potrebbe essere una buona idea, va bene, presentaci il cronista” e Salvio: “E io che so’ venuto a fa?”. Nel 1990 abbandonò la carriera da gentlemen. Tantissimi i Campioni, i Derby, i Lotteria raccontati da Cervone; il Derby a cui era più legato era quello del 2005 vinto dai Fairbank Gi: qualche mese prima Salvio era stato investito e aveva rotto la tibia e fu colpito dall’osteomielite; arrivò all’ippodromo in stampelle accompagnato da un nipote con una vecchia macchina un po’ scassata e incontrò “Blue Jeans” Peppino Maisto che gli disse “Cervò, ma tieni tanti soldi e vai camminando cu sta macchina?” e a cui Cervone predisse che avrebbe vinto sia il Derby sia le Oaks, con Maisto che gli rispose “Vabbuò, se vinco il Derby ti regalo una macchina!”; quel giorno Peppino Maisto vinse il Derby con Fairbank Gi e le Oaks con Fantastica Star e Cervone amava ricordare simpaticamente che “la macchina l’ho vista col binocolo” e che tanti tifosi napoletani hanno tenuto per tanto tempo nella suoneria del telefono la cronaca del Derby di Fairbank Gi ma (durando la corsa due minuti e mezzo) quando suonava il telefono sentivano l’intera cronaca e non facevano mai in tempo a rispondere.
Pitoresco e insolito nel modo di raccontare le corse, unico e simpatico, competente e innamorato, passarono alla sua storia certi detti “Allacciate le cinture, ci saranno turbolenze”, “chiuuuusura”, “Freeway”, “chiacchiericcia il cronometro”, “i cavalli sono in zona traguardo … e sul traguardo …”, “se ne va, se ne vaaaaaa”, “go go baby gooooooo”, “non c’è più tiempoooo”, “no stress no problem”, “standing ovation”, “così si guida solo in Paradiso”, “Una Promenade de Sante”, “Canta Napoli!” sia le invenzioni nei soprannomi, “la Pasionaria”, “L’omino di Agnano”, “D’Artagnan”, “Morgan”, “Marcellino pane e vino”, “Little Devil”, “Little Tony”, “Tony Young”, “Cannibale”, “Il Francesino”, “Petit Francesin”, “Manine Dolci”, “il Ragioniere”, “il Falso Magro”, “il Dottorino”, “i Chiattoni Animati”, “Belli Capelli”, “Farina doppio zero”, “Canta il Gallo”, “Blue Jeans”, “El Patron”, eccetera, cercando sempre di dare un merito e un riconoscimento a tutti. Oltre ai due più grandi amori (la moglie Susy e l’ippica) adorava il Napoli di cui era tifosissimo, Totò di cui conosceva a memoria i film e andò al suo funerale, Peppino, Eduardo, Maradona, la musica di Peppino Di Capri (ma anche quella di Julio Iglesias a cui somigliava), il sole nella sua casa in via Caracciolo, il mare ad Ischia, le vacanze a Roccaraso a giocare a burraco. Salvio a 76 anni ci ha lasciato il 14 febbraio per covid.