Il primo frustino d’oro di Alessandro Gocciadoro
Al termine di una crescita costante in ogni anno Alessandro Gocciadoro conquista nel 2020 il suo primo frustino d’oro. Nell’annata si è affermato anche nel Campionato Italiano Guidatori oltre ai grandi successi da trainer, addirittura 44 gran premi (41 in Italia, 3 all’estero).
Alessandro nasce a San Secondo Parmense l’11 gennaio 1975 con gli avi ippici (il bisnonno Arnaldo e il nonno Vittorio che avevano i cavalli e in seguito il padre Enrico che ha sempre lavorato in scuderia, con Pino Rossi, William Casoli, Sergio Brighenti, eccetera e ora è una base del training del figlio).
Alessandro Gocciadoro ha iniziato a lavorare in scuderia appena finita la terza media da Pino Rossi e, appena l’età glielo ha consentito (a 18 anni), è diventato allievo cogliendo presto la prima vittoria con Macor Jet; un successo fortunoso perché sbagliò in retta Landau Ks (con Massimiliano Castaldo) che era ormai nettamente davanti; si vede che Alessandro era predestinato ad essere un vincente …
A 19 anni è passato professionista, con il proprietario Guido Guareschi che gli ha dato fiducia (e Alessandro fino a poco tempo fa ha avuto la divisa con la scritta Lampogas in ricordo di Guareschi, in tempi più recenti l’ha sostituita con la Indal di Legati). A inizio carriera tanti errori da driver, non era una primalama, con il tempo (pur restando il training il suo pezzo forte) è molto migliorato, quando glielo ho fatto notare mi ha risposto simpaticamente “Era difficile che potessi peggiorare …”.
A 25 anni corre il suo primo gran premio, il Criterium Vinovo, con Bordeaux As, un cavallo di Guareschi. Resta chiuso secondo in corda ma a metà retta si apre un varco tra il leader e l’attaccante, si infila tra i due e a sorpresa vince.
La svolta professionale di Alessandro è stata nel 2012 quando si è trasferito in Scandinavia (Svezia e Danimarca) crescendo molto, anche dal punto di vista umano, oltre che professionale. Attualmente i cavalli li lavora piano, principalmente nel sabbione, con trottoni sul fondo, cercando di tirargli fuori la forza senza spremerli, senza tirargli fuori il cuore e di farli trottare con poco o niente addosso. Come modello di riferimento scandinavo Alessandro ha Ake Svanstedt; ha guardato, lavorato, copiato, imparando un tipo di allenamento moderno, una chiave di lettura diversa da tutto quello che fino a poco tempo fa era stato l’allenamento in Italia.
Nel 2013 torna in Italia e con il padre Enrico (che nel frattempo aveva smesso) riapre scuderia con 6 cavalli; momento un po’ duro, ma la svolta viene presto con la sua cavalla del cuore, Linda Di Casei, con la quale corre il Padovanelle contro cavalli importanti (uno su tutti Mack Grace Sm); vince e sarà l’inizio di una lunga serie di successi importanti per Linda, in Italia e all’estero, finendo la carriera a 10 anni con l’ottimo terzo nel France a una lunghezza da Timoko.
Da lì è storia recente con i continui successi nelle classiche, manca il Derby nel quale per ora è andato a segno da allenatore (e quest’anno è stato vinto da Holger Ehlert e Roberto Vecchione, che hanno dato filo da torcere al team giallo, e sono andati a segno anche nel Lotteria).
Nel tempo libero Alessandro si dedica alla compagna Sinead (che gestisce la scuderia, i rapporti con i proprietari, la contabilità, gli aspetti burocratici, eccetera) e ai due bimbi piccoli (senza mai dimenticare la più grande, Giulia) e a giocare a tennis.
Oltre ai citati Sinead e papà Enrico vanno ricordati Stefano Ciappi che sceglie le corse e dà consigli tecnici, l’equipe di veterinari e tutte le persone che lavorano in scuderia (tra i quali citiamo i driver Federico Esposito, Andreas Boldura oltre a Massimiliano Castaldo impegnato da catch, e i tanti artieri che non citiamo perché menzionandone qualcuno faremmo torto ad altri che non ricordiamo).
Come sempre succede quando un driver vince più di altri non sono mancate le critiche, ma Gocciadoro ha risposto con i fatti, migliorando tanti cavalli non solo potenzialmente ma anche nell’aspetto della meccanica e del carattere; questo per dire che non c’è solo il sabbione, ma la cura dei dettagli (a noi personalmente affascina la capacità di svestire o di mettere i correttivi giusti ai suoi cavalli). Bravo Alessandro!